
Tartarughe, il Giappone sotto accusa. WWF e Traffic denunciano che l’assenza di un’adeguata regolamentazione facilita il commercio illegale dei carapaci di una particolare specie marina.
Tartarughe marine, il Giappone sotto accusa per il traffico illegale di carapaci di una specie in particolare. Si tratta della tartaruga embricata (Eretmochelys imbricata), che vive negli oceani ma è ad un passo dall’estinzione (nella fascia di rischio dell’IUCN è classificata al livello più critico di minaccia). I gusci, o carapaci, di queste tartarughe marine, sono molto richiesti sul commercio internazionale ed un nuovo report del WWF punta il dito contro il paese del Sol Levante.
【71件 合計564kgにおよぶタイマイの甲羅が違法日本へ輸入されようとして摘発】
本日WWFジャパンは、TRAFFIC、認定NPO法人トラ・ゾウ保護基金と共同で、タイマイが日本に密輸されている現状をまとめた報告書を発表。タイマイは世界で最も絶滅の危機が高いウミガメの一種です。https://t.co/HgF09NMpYO— WWFジャパン (@WWFJapan) May 31, 2021
Realizzato anche con l’associazione Traffic, il rapporto indica i rischi per le tartarughe embricate causate dall’assenza di regolamentazione, soprattutto interna, in Giappone. La Convenzione sul Commercio Internazionale delle specie di fauna e flora selvatica (Cites) del 1977 vieta il commercio di animali a rischio estinzione (o di qualsiasi parte del loro corpo). I registri doganali giapponesi, negli ultimi 20 anni, riportano ben 564 kg di tartarughe embricate sequestrati, di cui oltre la metà nel periodo compreso tra il 2015 e il 2019.
#Shellshocked – New report raises concerns about ongoing illegal tortoiseshell trade in Japan https://t.co/BKWxkmV37i @TRAFFIC_WLTrade @JTEFstaff @ROUTESPartners @WWF pic.twitter.com/D0w5b0pcbs
— WWF Wildlife (@WWF_WLCrime) May 31, 2021
Chris Madden Hof, responsabile della conservazione delle tartarughe marine del WWF Asia, ha spiegato: “Il Giappone deve fare di più all’interno dei suoi confini, la domanda internazionale è una delle principali minacce per le tartarughe embricate”. I carapaci delle tartarughe marine hanno un disegno molto particolare e suggestivo, che ha reso questi animali molto ambiti per realizzare prodotti ornamentali, conosciuti in Giappone come ‘bekko’.
Il Giappone inizialmente non aveva aderito al Cites, istituendo una riserva formale per mantenere attivo il commercio internazionale e mantenendola fino al 1994. In base a quella nuova decisione, il Giappone aveva consentito il commercio interno di tartaruga ma solo a patto che fossero utilizzate le scorte esistenti prima della fine delle importazioni. Difficile, però, credere che le scorte pre-esistenti nel 1993 siano disponibili ancora oggi.
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“La legislazione nazionale in Giappone si basa su autodichiarazioni da parte dei produttori sui registri delle transazioni e sul saldo delle scorte” – spiega Tomomi Kitade, che dirige le sezioni giapponesi di Traffic e del Wildlife Group del WWF – “La nostra indagine sulle principali piattaforme di aste online ha rilevato oltre 8.200 vendite di prodotti da tartarughe embricate per un valore totale di circa 102 milioni di yen (oltre 760mila euro, ndr). Solo l’1% di queste transazioni rientrava però nella legislazione nazionale, con il resto che appare illegale essendo non regolamentato”.
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Nel rapporto, Traffic e WWF hanno chiesto al Giappone di “rafforzare il controllo delle scorte e dei regolamenti sul commercio interno, oltre all’applicazione della legge. Andrebbe introdotto anche un divieto sulle vendite online di carapaci di tartaruga da parte delle piattaforme di e-commerce. Va represso il commercio di tartarughe marine, con più sorveglianza e con strumenti di tracciabilità come il campionamento forense del DNA lungo la sua catena di applicazione della legge”.