Plastica. Una tartaruga Caretta caretta, con la bocca che tracimava rifiuti di plastica, è stata ritrovata sulla spiaggia di Le Castella, a Isola di Capo Rizzuto, riserva marina protetta. Il sito è invaso da rifiuti umani che sono anche, secondo dati Ispra, una delle principali cause di mortalità della specie.
La plastica in mare uccide ancora. Una tartaruga strozzata dalla plastica che le fuoriusciva dalla bocca è stata ritrovata sulla spiaggia del Saraceno, a Le Castella, frazione di Isola di Capo Rizzuto, in provincia di Crotone. Il ritrovamento è avvenuto per opera di alcuni sub del centro “Made in sub” di Le Castella. Era già priva di vita. Si trattava di un esemplare di tartaruga comune, specie protetta e a rischio di estinzione anche nota come Caretta caretta.
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Il litorale della frazione delle Castella si trova nell’ area della riserva di Isola di Capo Rizzuto, noto centro turistico per la straordinarietà del patrimonio paesaggistico e marino. Oggi, però, lo scempio di rifiuti, operato dalla scelleratezza dell’uomo, sta deturpando il territorio e invadendo il mare.
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L’Area marina protetta di Isola di Capo Rizzuto è provvista di un Centro di recupero e soccorso tartarughe marine, che opera tutto l’anno attraverso l’attività di personale specializzato, prendendosi cura degli esemplari di Caretta caretta, particolarmente presenti in queste acque.
Secondo i dati riportati dall’ ISPRA nelle Linee Guida per il recupero, soccorso, affidamento e gestione delle tartarughe marine, la costa ionica calabrese sarebbe, infatti, un luogo di massima nidificazione in Italia, per la specie tartaruga comune. Il 30-40% dei nidi, presenti sulle coste italiane, si troverebbe proprio nella fascia costiera ionica compresa tra la Calabria e le siciliane Pelagie.
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Stando allo stesso studio, principali cause di mortalità per gli esemplari sarebbero “cattura incidentale negli attrezzi da pesca”, insieme alla “contaminazione con il petrolio e l’ingestione accidentale di detriti solidi di origine antropica”. Detriti solidi di origine antropica, cioè rifiuti, come quelli che fuoriuscivano dalla bocca di questa tartaruga. Ennesimo scempio operato dall’incuria umana che ha contaminato di plastica il mare, fin dentro alla pancia dei suoi abitanti. A volte fin fuori dalla bocca.