In questi giorni di caos politico, si avvicina per l’ex Ilva di Taranto, ora affidata ad Arcelor Mittal, una settimana importante in cui decidere in merito al nuovo decreto sull’immunità penale collegata al piano ambientale e il rischio di stop dell’altoforno 2. Ma intanto aumenta il numero di giovani vittime morte di tumore.
“ArcelorMittal mi sembra fiduciosa sul nuovo decreto legge per l’immunità e preoccupata, invece, per quanto riguarda l’altoforno 2 che rischia lo spegnimento per il sequestro della magistratura“. Lo dichiara Antonio Talò, segretario della Uilm di Taranto.
“Da quello che ci risulta – afferma Talò – l’azienda è fiduciosa sull’immunità collegata al piano ambientale dell’acciaieria perché’ ritiene che una soluzione sarà trovata. E in effetti pare proprio che il decreto legge, dopo tanti rinvii e annunci, stia per arrivare. Un po’ più complicata la situazione dell’altoforno 2 la cui continuità operativa è nelle mani della Magistratura. Sappiamo che in queste ore Ilva in amministrazione straordinaria sta per presentare una nuova istanza all’autorità giudiziaria per avere l’uso dell’impianto e quindi fare i lavori necessari”.
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“Vediamo come evolve questa partita – prosegue Talò – Il tempo è poco, considerato che ora, stando al cronoprogramma, l’altoforno dovrebbe essere spento il 10 ottobre ma intanto le operazioni preliminari sono gia’ cominciate“.
“Se l’altoforno 2 dovesse invece essere spento perché’ la magistratura boccerà anche le nuove istanze di Ilva in as, l’altoforno 4 sarà comunque fermato perché’ è arrivato alla fine del periodo dopo il quale la manutenzione va fatta. Attendiamo, infine – prosegue – gli sviluppi e le decisioni dell’incontro di domani tra Confindustria Taranto e ArcelorMittal per quanto attiene alle questioni dell’indotto-appalto. Speriamo in una evoluzione positiva – conclude Talo’ – anche perché’ non è in gioco solo la situazione delle aziende ma anche quella di tantissimi lavoratori”.
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E intanto un altro piccolo tarantino non ce l’ha fatta. Aveva compiuto da poco 15 anni Alessio Romanazzi quando ha perso la sua battaglia contro il cancro. Era una promessa del calcio, giocava come attaccante nella New Taranto. “Un altro piccolo pezzo del nostro futuro è andato via per sempre”, ha scritto sulla sua pagina social l’associazione Genitori Tarantini.
Secondo i dati raccolti dal rapporto Sentieri, lo studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento promosso e finanziato dallo stesso Ministero della Salute, per mortalità e ricoveri nel periodo che va dal 2006 al 2013, nel Sin (sito di interesse nazionale) di Taranto “la mortalità generale e quella relativa ai grandi gruppi è, in entrambi i generi, in eccesso”.
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Non solo, lo stesso rapporto sottolinea che nel periodo 2002-2015, nei nuovi nati nella città pugliese sono stati osservati 600 casi di malformazione congenita. Questo vuol dire che il numero di bambini nati con malformazioni nel periodo considerato è in eccesso del 9% rispetto alla media regionale.
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Dopo il via libera dall’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) alla rimborsabilità della prima terapia a base di cellule Car-T (Chimeric Antigen Receptor T-cell) disponibile in Italia, entro settembre verrà resa pubblica la lista dei centri in Italia dove verrà erogata tale terapia. E la Asl di Taranto ha annunciato in una nota che “ha certificato il possesso di tutti i requisiti specifici individuati dall’Aifa e quindi entro poche settimane i primi pazienti riceveranno la terapia“.
Le terapie Car-T, spiega l’Asl, “rappresentano una strategia immunoterapica di ultimissima generazione nella lotta ai tumori ematologici. Non è un trattamento classico – si precisa – non è un farmaco di sintesi che si trova preconfezionato in farmacia o in ospedale e pronto all’uso. Si tratta di una terapia cellulare basata sulle cellule vive del paziente (i globuli bianchi del sistema immunitario, o linfociti T), che vengono prelevate, modificate geneticamente e reinfuse nel soggetto, in modo da potenziarne il sistema immunitario contro il tumore. Al momento – afferma l’Asl – queste terapie sono utilizzate per pazienti adulti con linfoma diffuso a grandi cellule B resistenti alle altre terapie o nei quali la malattia sia ricomparsa dopo una risposta ai trattamenti standard (chemioterapia e/o radioterapia) e per pazienti fino a 25 anni di età con leucemia linfoblastica acuta a cellule B. Inoltre – conclude l’Asl – sono in corso studi sul mieloma multiplo, leucemia linfatiche croniche e tumori solidi come il carcinoma della prostata“.