“Taranto, una città che non possiamo assolutamente dimenticare. Sono sensibile al grido di questa comunità da 10 anni”. Rosy Battaglia lancia il suo doc-inchiesta “Taranto chiama”. Da oggi parte il crowdfunding.
Che cosa è davvero sostenibile per la vita umana? Una domanda alla quale cercherà di rispondere il documentario-inchiesta “Taranto chiama” della giornalista Rosy Battaglia.
Al via da oggi il crowdfunding su Produzioni dal Basso di “Taranto chiama”, il doc-inchiesta di Rosy Battaglia da Trieste a Taranto insieme all’associazione Cittadini Reattivi.
“Taranto è una città che non possiamo assolutamente dimenticare alla quale tutti dobbiamo rispondere. Sono sensibile al grido di questa comunità da 10 anni. – spiega a TeleAmbiente Rosy Battaglia – Su Cittadini Reattivi nelle mie inchieste ho cercato sempre, anche nelle testate che ho scritto di parlarne in tutti i modi, anche raccontando il buono di questa città, la bellezza dei due mari, la città degli ori. Questo viaggio è una prova di responsabilità nel voler raccontare il bisogno di una città di rientrare in quella che dovrebbe essere la normalità, far nascere i propri figli in un ambiente salubre”.
“Trieste ha vinto questa lotta, proprio ieri è esplosa la Ferriera chiudendo, quindi, un’epoca industriale inquinante. Ha donato i fondi di associazioni e cittadini a Peacelink, Genitori Taranti, ed altre associazioni di Taranto per dare il loro sostegno. Quando ho appreso questa dinamica è stato l’ennesimo scatto per dire partiamo da Trieste per poi sostenere Taranto”, aggiunge Rosy Battaglia.
Per sostenere il progetto qui il LINK. “A seconda del livello di donazione potrà contribuire a produrre e a portare il documentario presso la sua città”. E conclude:“Taranto in questo momento di guerra, di pandemia e di crisi economica, è l’esemplificazione di una situazione che dobbiamo assolutamente risolvere. Se risolviamo Taranto abbiamo risolto un po’ quelli che sono i problemi d’Italia”.
Da Trieste a Taranto, ecco di cosa parla “Taranto Chiama”
Rosy Battaglia, dopo i due doc “La rivincita di Casale Monferrato” e “Io non faccio finta di niente” sulle lotte civiche di Brescia, si dedicherà ad un viaggio – inchiesta che da Trieste arriverà a Taranto. Proprio a Trieste, nel 2020, i movimenti sono riusciti ad ottenere la chiusura dell’area a caldo della Ferriera, impianto industriale altamente inquinante, dando alla città la prospettiva di un futuro ecologico, sancito dall’abbattimento avvenuto domenica 18 settembre.
A Taranto le stesse lotte sono in corso intorno all’ex Ilva, oggi Acciaierie d’Italia, il polo siderurgico più grande d’Europa. Lo scorso gennaio l’Onu nel rapporto del Relatore speciale sulla questione del diritto umano al godimento di un ambiente sicuro, pulito, sano e sostenibile, ha definito la città pugliese “zona di sacrificio”, una delle più inquinate della Terra.
Oggi, il costo della mancata transizione ecologica italiana ha il volto delle bambine e dei bambini di Taranto. Quelli che non ci sono più e quelli affetti da tumori, leucemie e dall’impoverimento delle capacità intellettive a causa della respirazione di polveri metalliche. Sono loro a pagare il prezzo dell’inquinamento di un insediamento produttivo, dove nei giorni di vento, i “Wind Days”, i minerali coprono di rosso ogni cosa e hanno impedito loro di andare regolarmente a scuola e giocare all’aperto.
Lo scorso 5 maggio, la Corte Europea per i Diritti Umani ha condannato lo Stato Italiano per ben quattro volte, dopo la sentenza del 24 gennaio 2019, in quanto “continua ancora oggi a non tutelare la salute dei cittadini dagli effetti delle emissioni nocive del siderurgico e non procede alle bonifiche di tutta la zona coinvolta dall’inquinamento”.
A Taranto mamme e padri, attivisti/e, medici e scienziati non hanno mai smesso di denunciare la gravità dell’inquinamento che ricade sulla popolazione e sui lavoratori. Chiedono un nuovo modello di sviluppo, che di fatto, nell’inerzia delle istituzioni, è già nato e sta lavorando ad una città accogliente, dove cultura e ambiente sono al centro delle relazioni umane e sociali. “Taranto chiama” sarà il racconto di un presente e di un futuro possibile alla scoperta del vero “oro” della città dei due mari.
I fondi raccolti nel crowdfunding andranno a sostenere la produzione vera e propria, con il completamento di interviste e riprese, la promozione e la distribuzione del documentario che verrà presentato nel 2023. Si copriranno quindi i costi di regia, scrittura e sceneggiatura, le riprese che prevedono interviste e “esterne” tra Trieste e Taranto, il montaggio e l’editing realizzato con il filmmaker Marco Balestra. Infine saranno investiti nelle attività di comunicazione, ufficio stampa, in vista della distribuzione online su Open DDB e dal vivo e alla promozione presso festival e comunità, scuole, università, enti di ricerca e istituzioni. La rendicontazione su come verranno spesi i fondi ricevuti sarà disponibile sul sito dell’associazione Cittadini Reattivi nelle voci di bilancio dell’associazione come “Storie resilienti – Taranto chiama” e tramite la nostra newsletter.
Il progetto vede tra i primi sostenitori Fnsi e Teamdev, con il patrocinio dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, Articolo 21, di Afeva, Basta Veleni, ISDE Italia – Medici per l’ambiente, Peacelink, Genitori Tarantini, Comitato Cittadini e lavoratori Liberi e Pensanti, Comitato Donne e Futuro per Taranto Libera, Centro Studi Sereno Regis, Medicina democratica, Osservatorio per la comunicazione e l’informazione nella PA in Italia e in Europa dell’Università degli Studi di Salerno, Fondazione Finanza Etica e il contributo straordinario del Premio Marcellino de Baggis. Media Partner: La Nuova Ecologia, Greenme. Al raggiungimento del 90% dell’obiettivo il progetto riceverà il 10% di contributo dal Fondo del Microcredito e Crowdfunding di Etica Sgr e Banca Etica.