Sanzione da 10mila euro per i gestori della raccolta di abiti usati a Roma. Gli adesivi sui cassonetti facevano pensare a una raccolta di beneficenza. Ma gli abiti venivano rivenduti.
Il Tar del Lazio ha confermato la sanzione per informazione ingannevole ai gestori dei cassonetti gialli di Roma per la raccolta di indumenti usati.
Il motivo: gli adesivi posti sugli stessi cassonetti non chiarivano che una buona parte degli indumenti raccolti sarebbe poi stata rivenduta sul mercato, facendo invece passare il messaggio che si trattasse di una raccolta per puri fini benefici.
Sui cassonetti per la raccolta di indumenti, infatti, era scritto: “I materiali in buono stato saranno recuperati come indumenti”, “grazie per il vostro aiuto”, “aiutaci ad aiutare” e “non raccogliamo rifiuti”. Scritte che, secondo i giudici amministrativi, facevano passare un messaggio del tutto fuorviante.
Il 60% degli indumenti riposti dai romani nei cassonetti gialli veniva destinato al mercato, il 35% al riciclo e la restante parte alle discariche. Quindi nessun motivo sociale e caritatevole.
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Conseguenza: la multa di 10mila euro comminata al Consorzio di cooperazione sociale Alberto Bastiani dall’Antitrust è stata confermata dai giudici amministrativi.
Il Consorzio aveva ottenuto dall’Ama l’affidamento del servizio di raccolta di abiti usati nel 2018: 1.500 cassonetti gialli con chiusura irreversibile.
Un’inchiesta del settimanale L’Espresso nel 2016 aveva dimostrato che il giro d’affari nazionale sulla raccolta e ri-commercializzazione degli abiti era di circa 200 milioni di euro e che i vestiti così raccolti trovavano nuova vita sulle bancarelle africane.
Il servizio di raccolta di abiti usati diventerà obbligatorio per tutti i comuni dal 2022
Nonostante il messaggio ingannevole che ha spinto il Tar del Lazio a confermare la multa alla società che raccoglieva gli abiti usati nel comune di Roma, l’attività svolta da queste società ha comunque un valore sociale di rilievo perché rientra nelle attività che stimolano l’economia circolare.
Per questo motivo, l’Unione europea ha deciso che entro il 2025 tutti gli Stati membri dovranno attivarsi nella raccolta differenziata dei rifiuti tessili. L’Italia, recependo la direttiva europea, ha anticipato i tempi rendendo obbligatoria la presenza di cassonetti per la raccolta di rifiuti tessili in tutti i comuni a partire dal gennaio del 2022 con l’obiettivo di diminuire l’impatto ambientale e incentivare riutilizzo e riciclo degli indumenti.
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