Tabacco illegale, ogni anno sottratti 219 milioni di euro in Italia

219 milioni di euro di perdita erariale causati dall’1,8% di consumo di tabacco illegale, nel solo 2023. Sono questi alcuni dei dati presentati nel convegno “Un brutto vizio: il commercio illecito nel settore dei tabacchi” organizzato dalla Fondazione Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema alimentare, in collaborazione con Philip Morris Italia.

Il tavolo M.A.C.I.S.T.E., sigla che sta per “Monitoraggio Agromafie Contrasto Illecito Settori Tabacchi ed E-cig” ha presentato i numeri e le misure adottate per contrastare il fenomeno.

L’incontro tenutosi a Palazzo Rospigliosi, sede di Coldiretti,  ha permesso di fare il punto su un fenomeno importante che però vede l’Italia leader nel contrasto al contrabbando di tabacco. Il paradosso consiste nel fatto che sebbene siamo uno dei Paesi che consumano meno tabacco illecito, siamo anche il Paese europeo che effettua più sequestri.

Francesco Greco, Responsabile progetto Europa Fondazione Osservatorio Agromafie, ha dichiarato a TeleAmbiente: “Questo è un settore nel quale l’Italia è leader per i sequestri di tabacco di contrabbando ma soprattutto è un luogo di passaggio del tabacco. Come tutti i traffici di questo tipo, sono in parte gestiti dalle mafie. Il numero elevato di sequestri è merito delle attività delle forze dell’ordine; noi abbiamo delle ottime forze dell’ordine che ci fanno stare in cima a tutte le classifiche, come succede anche per le attività del procuratore europeo, e poi ci accusano anche di essere i più criminali. In realtà la magistratura italiana e le forze dell’odine lavorano molto bene“.

In Europa vengono consumate 35,2 miliardi di sigarette illegali che causano 11,6 miliardi di euro di mancate entrate. La capacità dell’Italia di arginare il fenomeno è evidente se si compara il consumo italiano sceso all’1,8% con quello francese che ha toccato il 33%. A causare questo divario sono due fattori secondo gli esperti: la tassazione che in Francia è particolarmente alta ma anche la capillarità dei controlli.

Un fenomeno da non sottovalutare poiché il tabacco illegale spesso viaggia insieme ad altra merce illegale come la droga e non è sottoposto ai controlli di sicurezza.

Carlo Ricozzi, Coordinatore del Tavolo M.A.C.I.S.T.E., ha affermato ai microfoni di TeleAmbiente: “Il tabacco proviene dal Nord Africa, Sud Est asiatico, dai porti del Pireo e poi attraversa i porti italiani, da Est la zona che interessa i Balcani. L’Italia è un luogo di transito delle rotte che da questi Paesi finisce in Italia per arrivare nei Paesi del Nord Europa dove più alto è il prezzo delle sigarette al dettaglio.

Il tabacco viaggia da solo ma viaggia anche con altri beni illegali perché le rotte illegali sono anche le rotte del traffico di stupefacenti e di immigrazione clandestina, il tabacco viaggia nei container del trasporto marittimo, viaggia in autocarri ma viaggia anche attraverso approdi lungo le coste italiane che dalle navi madre; le casse vengono trasportate in piccoli battelli che poi arrivano nelle coste nazionali.” 

Gennarino Masiello, Presidente Organizzazione Nazionale Tabacco Italia, ha affermato: “L’illecito sta crescendo molto e per fortuna in Italia stiamo contenendo questi rischi. Con il gruppo M.A.C.I.S.T.E. e l’Osservatorio Agromafie stiamo intanto implementando la possibilità di relazione con diversi attori della filiera e la capacità di controllo e coordinamento dei controlli. Stiamo irrobustendo anche le sanzioni e i controlli da mettere  in campo. vogliamo esportare questo modello in Europa perché ricordo che l’Italia è uno dei dieci Paesi produttori di tabacco.

Luca de Carlo, Presidente della Commissione Agricoltura al Senato, ha dichiarato:”L’Italia è per ragioni geografiche un luogo appetibile per chi vuole usarla come hub per questi fatti illeciti. Dobbiamo fare in modo che anche gli altri stati, soprattutto in Europa, si diano una cornice non solo normativa ama anche di controlli che tuteli, non solo l’Europa, ma anche l’Italia perché sarebbe una beffa riuscire ad essere così stringenti per poi vedere altre Nazioni un po’ più permeabili su questo problema.”