C’era una volta la convenienza… Intendiamoci, quando si parla dei prodotti venduti con il marchio del supermercato, la convenienza c’è ancora, ci mancherebbe altro. Ma il tempo in cui le private label(come vengono chiamati i prodotti con la marca del distributore) erano solo alternative a basso prezzo alle grandi marche è superato. Di Riccardo Quintili, direttore Il Salvagente
Oggi qualunque insegna di supermercato sa bene che il prodotto a cui sovrappone il suo nome deve avere molto di più di un prezzo competitivo rispetto a quello delle marche conosciute. Almeno se vuole vendere. Operazione che sembra riuscire perfettamente alla Gdo se si considera che il 2018 si è chiuso con 10,3 miliardi di euro di fatturato, con un aumento del 2,5% rispetto all’anno precedente. La quota più alta di vendite dal 2013.
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Prezzo e sicurezza
È una ricerca Nomisma per l’Osservatorio Marca 2019 (il principale appuntamento del settore) a tracciare il profilo di quello che i consumatori pensano di questi prodotti. Se, come era ovvio, per il 55% dei consumatori acquistare un prodotto a marchio significa soprattutto mettere nel carrello “convenienza a parità di qualità” dei prodotti leader, ora si aggiungono motivazioni e stimoli nuovi. Come quello sottolineato da un cliente su tre che si dice convinto di poter contare su “prodotti di filiere tracciate, certificate e controllate” e il 32% di chi si affida a questi prodotti lo fa perché gli riconosce garanzie di salubrità e perfino attenzione per l’ambiente.
Insomma oltre all’occhio allo scontrino, c’è quello ai valori ritenuti importanti, soprattutto nell’alimentare. Basta guardare la lista che i consumatori dicono di prediligere a marchio: carne e salumi sono la prima scelta per il 34% degli intervistati; latte, yogurt, formaggi e uova per il 30%; prodotti confezionati seguono con il 28%. A trainare le vendite, non c’è dubbio, è soprattutto l’alimentare, molto più di quanto faccia il mercato delle private per i detersivi i prodotti per l’igiene per la casa o per la cura della persona. E questo nonostante in alcuni casi i prezzi del no food siano decisamente più alti e l’appeal della convenienza delle marche del supermercato potrebbe apparire molto più efficace.
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Li abbiamo messi alla prova
Fin qui quello che si aspetta il consumatore e quello su cui puntano le catene della distribuzione per irrobustire un mercato che si fa di anno in anno sempre più interessante. Ma quanto di tutto questo è mantenuto facendo la spesa alimentare in supermercati e discount italiani? Il Salvagente ha deciso di tracciare nel nuovo numero in edicola la prima classifica italiana della qualità dei prodotti a marchio dei supermercati.
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Quella che trovate nel nuovo numero è la sintesi di quattro anni di test di laboratorio che abbiamo condotto, dal maggio 2015, ossia dal primo numero del nostro mensile, fino a oggi. Per realizzarla abbiamo calcolato i giudizi che ognuna delle catene citate ha ricevuto nelle analisi condotte dal Salvagente. A essere considerate le prove che abbiamo effettuato sull’olio, sulla pasta, sulle passate di pomodoro, sui prodotti per la prima colazione, sulla carne, su salumi, sui formaggi, sui dolci e su decine di altri cibi. Centinaia di esami di cui abbiamo ponderato i risultati tanto in base al numero di prodotti che abbiamo portato in laboratorio per ogni insegna (qualcuna non la troverete proprio perché le analisi non erano sufficienti per elaborare un giudizio significativo) che in base ai risultati ottenuti. Nel caso in cui dai nostri test sia emerso un verdetto particolarmente negativo (per il superamento dei limiti di legge o anche per quello dei valori che consideriamo sicuri per la salute) è aumentato il peso negativo di quel risultato.
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Due tabelle tanti test
Quelle che trovate nel nuovo numero, sono due tabelle diverse, una relativa alle tre catene di discount(Lidl, Todis e Eurospin) di cui avevano risultati sufficienti per tracciare un profilo qualitativo e una ai prodotti a marchio di 8 catene di supermercati (Carrefour, Conad, Coop, Auchan, Esselunga e altri). Mettere assieme, e confrontare queste due tipologie di superfici, infatti, non ci sembrava corretto, se non altro per i prezzi differenti che hanno i prodotti e per la minore possibilità di scelta dei discount.
E proprio sui prezzi, i nostri lettori noteranno immediatamente come non se ne faccia cenno nelle nostre tabelle. Esattamente come accade nei test che ogni mese vi presentiamo, il Salvagente per scelta non ha mai laureato un giudizio o una classifica qualità-prezzo. Quello che questo giornale cerca da quasi 30 anni di illustrare ai suoi lettori non è il “miglior acquisto” ma il livello di qualità di un prodotto, quello che non si vede immediatamente. Lasciando al consumatore ogni valutazione su quanto vuole e può spendere per mettere nel carrello ciò che considera il suo, personalissimo, prodotto al prezzo migliore rispetto alle attese che ha.
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Ovviamente tanto la migliore insegna che la peggiore non hanno un livello qualitativo sempre uguale per tutte le referenze alimentari. Un ragionamento che vale ancora di più quando si parla di discount, dove accanto a prodotti di qualità sufficiente e perfino uguale ai migliori prodotti più blasonati, ci sono categorie di alimenti decisamente deludenti.
Quella che trovate qui, come del resto accade a tutte le classifiche, è una media, per quanto ponderata, una foto di quanto potete aspettarvi da un carrello fatto di prodotti a marchio. Un aiuto, insomma, per capire se l’immagine che avete del luogo in cui fate la spesa e dei suoi prodotti è corretta.
Fonte: Il Salvagente