Professionisti, imprenditori e cittadini provenienti da tutta Italia hanno sfidato lo sciopero dei trasporti per tornare a protestare.
Nuovo presidio degli esodati del Superbonus davanti al Ministero dell’Economia e delle Finanze. Se l’apertura di un tavolo tecnico nello scorso luglio era stata salutata con grandi speranze, la nuova fase di stallo ha indotto persone ad arrivare a Roma da tutta Italia.
Striscioni, maglie e bandiere per ribadire la disperazione e la rabbia di migliaia di famiglie. Nel mirino ci sono soprattutto la premier Giorgia Meloni e il ministro dell’Economia Giorgetti, ma anche tutti i partiti della maggioranza di governo. Che in campagna elettorale, e in realtà anche molto prima, avevano sostenuto, anche in sede parlamentare, la necessità di estendere i tempi e la platea del Superbonus. E proprio quell’estensione indiscriminata, ma voluta da vari partiti anche di schieramento opposto, oggi rischia di costare carissima. Allo Stato, ma soprattutto agli esodati.
Le richieste sono sempre le stesse. Cittadini, professionisti, committenti e imprese hanno già anticipato i soldi per i lavori e, a cantieri conclusi o ben avviati, ora non riescono più a recuperare la liquidità per via dei crediti incagliati. Lo sblocco dei crediti, in questo momento, è una priorità assoluta.
“Dopo dieci giorni di tavolo tecnico, abbiamo formulato un decreto e lo abbiamo messo in mano al ministro. Giorgetti aveva detto che avrebbe emanato un decreto urgente entro l’estate, non si è saputo più nulla e dalla politica ci dicono solo che costa troppo e rende impossibili altre misure. Facendoci quasi sentire in colpa nei confronti degli altri cittadini” – spiega a TeleAmbiente Tatiana Guidi, del direttivo esodati del Superbonus – “Noi però abbiamo semplicemente seguito una legge dello Stato, non abbiamo più neanche rassicurazioni ma vogliamo i fatti. Tutte le scadenze dei lavori vanno posticipate, ma senza sbloccare i crediti è tutto inutile“.
“Le soluzioni ci sono e loro lo sanno benissimo, basta utilizzare le partecipate statali. Giorgetti aveva annunciato ad aprile l’imminente riapertura da parte di Poste, siamo quasi a ottobre e non sappiamo nulla. Le persone sono disperate e non sanno più dove sbattere la testa” – aggiunge Tatiana Guidi – “Non ci interessa attaccare questo governo, ma rappresenta lo Stato con cui abbiamo fatto un patto. Non possono dirci ‘Quello lo ha detto/fatto il governo precedente, ora arrangiatevi’. Loro rappresentano lo Stato su cui noi abbiamo fatto legittimo affidamento“.
“Le imprese non capiscono il perché di questo blocco, quando il Superbonus dava lavoro a un milione e mezzo di persone a cui ora lo Stato sta pagando la cassa integrazione. Lo Stato oltretutto è praticamente socio delle imprese, che pagano quasi il 52% di tasse” – spiega invece Enrico Borredon, rappresentante di BSC Costruzioni – “La gente è disperata, rischia di perdere la casa. Le imprese iniziano a fare ingiunzioni di pagamento ai condomini. All’opposizione dicevano che il Superbonus andava prorogato a tutto il 2025, ora che sono al governo lo bloccano perché si sono accorti che non era conveniente? C’è un introito fiscale di 300 miliardi, di cosa parliamo? Dove sono i soldi che le imprese hanno pagato fino ad oggi?“.