Le richieste di professionisti e imprese: “Una mini proroga di tre mesi per chiudere i lavori già avviati”.
In vista del Consiglio dei ministri di oggi, fissato a Palazzo Chigi per le 15.30, gli esodati del Superbonus sono tornati a protestare a Roma e a chiedere una proroga di due o tre mesi per i lavori già iniziati. Proprio sul nodo Superbonus, il governo appare quanto mai diviso: a spingere per la mini proroga caldeggiata da professionisti e associazioni di imprese è soprattutto Forza Italia, mentre Lega e Fratelli d’Italia sembrano più vicine alla linea Giorgetti.
Il governo diviso
Il ministro dell’Economia ha ribadito che i costi totali del Superbonus hanno nettamente superato le stime della Nadef e sembra difficile che nuove norme sul bonus edilizio possano rientrare nel decreto Milleproroghe che il Cdm affronterà oggi. Più probabile che venga emanato un decreto ad hoc, con una norma ‘salva-condomini’ o ‘salva-famiglie’. Una possibile soluzione potrebbe essere un ibrido tra uno Stato di avanzamento lavori straordinario al 31 dicembre (con sconto del 110% per tutti i lavori prossimi alla conclusione) e una mini proroga (al massimo trimestrale) sempre al 110% per terminare i lavori nel 2024.
Verso un decreto ad hoc
Intanto, da Palazzo Chigi nel pomeriggio è arrivata un’indiscrezione molto importante. Nel corso di un vertice, appena prima dell’inizio del Consiglio dei ministri, le forze di governo avrebbero trovato l’intesa su una possibile soluzione, che però non rientrerà nel Decreto Milleproroghe. Non si tratterà di una vera e propria proroga, ma di una misura mirata che sarà contenuta in un nuovo Decreto legge ad hoc. Secondo le indiscrezioni, la nuova norma si baserà su uno Stato di avanzamento lavori (Sal) definito in base ai costi.
Superbonus, esodati a Roma
Sono giunti da tutta Italia, in piazza della Rotonda davanti al Pantheon, i professionisti aderenti all’associazione Esodati del Superbonus. Le richieste dei manifestanti sono chiarissime: una proroga delle scadenze per unifamiliari, condomini e case indipendenti, di almeno tre mesi, in modo da garantire ai cantieri già iniziati di completare i lavori.
Le richieste dell’Ance
L’Associazione nazionale costruttori edili (Ance) fa sapere che dei lavori non finiti (condomini e non villette, per un valore di 12,74 miliardi) meno di un terzo merita un ulteriore sostegno. E si tratta di lavori giunti in ritardo per fattori ‘esterni’, come problemi con i crediti incagliati o con materiali giunti in ritardo, e non perché ci si è mossi troppo tardi. La stima dell’Ance è di 30mila condomini e 300mila famiglie.
La possibile soluzione
Lo Stato dovrebbe coprire il 40% dei 4 miliardi indicati dall’Ance, ovvero la differenza tra lo sconto al 110% che perderebbero scavallando l’anno e la riduzione al 70% prevista per il 2024. Circa 1,6 miliardi che potrebbero essere divisi tra il deficit di quest’anno (in assenza di Patto di stabilità) e quello dell’anno prossimo. Con le regole Eurostat, gli 800 milioni del prossimo anno potrebbero essere spalmati su quattro anni. L’unica certezza è che la soluzione a questo problema non arriverà prima di gennaio.
Brancaccio (Ance): “Due-tre mesi per chiudere i cantieri”
Intanto, l’Ance avverte: “Il mancato controllo sui conti del Superbonus non può essere scaricato su imprese e famiglie“. Il monito arriva direttamente dalla presidente Federica Brancaccio intervenuta a Radio anch’io su Rai Radio1: “Non chiediamo una proroga di una misura straordinaria, ma due-tre mesi in più per quei cantieri che sono ormai in chiusura. Possiamo chiudere una volta per tutte la stagione dei bonus in maniera ordinata. Differenziare per redditi è una cosa che nel riordino degli incentivi futuri probabilmente sarà fatta, oggi all’interno di un condominio è quasi impossibile“.
Brancaccio (Ance): “Nessuna sanatoria”
“Se non si completano i lavori e ci sono stati già crediti di imposta goduti dall’impresa o dal condominio, l’Agenzia delle Entrate va a recuperare quei crediti di imposta dai condomini” – ha aggiunto la presidente dell’Ance – “Una eventuale sanatoria per i crediti Superbonus goduti e non ultimati sarebbe una vera follia che aggiungerebbe al danno la beffa. Non si raggiungerebbe l’obiettivo e lo Stato ci metterebbe comunque dei soldi, non può essere questa la soluzione“.