La melagrana è alleata della lotta all’ipertensione, adesso lo sono anche la sua buccia e i suoi semi, almeno nei topi ipertesi.
Secondo recenti studi pubblicati dall’Istituto per la bioeconomia del Cnr di Firenze e dell’Università di Pisa, l’estratto di bucce e semi di melagrana, ottenuto con un nuovo metodo; la cavitazione idrodinamica, permette di ottenere un succo solubile in acqua che ha la capacità di abbassare la pressione sanguigna.
Sebbene si conoscessero da tempo le proprietà benefiche delle sostanze contenute in buccia e semi, gli ellagitannini, una classe di tannini idrolizzabili presenti in frutti come more, fragole e lamponi, per la prima volta si è riusciti a trasformare tali scarti della melagrana in un succo bevibile.
I topi di laboratorio hanno risposto bene al trattamento, la somministrazione dell’estratto di melagrana ha dimostrato importanti effetti a livello cardiaco, perché “ha consentito di abbassare i livelli di citochine” che causano infiammazione cellulare. Inoltre la somministrazione del succo ha ridotto lo spessore dell’endotelio, il tessuto che riveste l’interno dei vasi sanguigni.
Il metodo estrattivo appare promettente se applicato anche ad altri agrumi e permette di recuperare una grande quantità di materie di scarto. L’ipotesi è che diversi sottoprodotti dell’industria alimentare possano essere trasformati in nutraceutici ovvero sostanze naturali che svolgono una funzione benefica sulla salute e quindi essere recuperati e commercializzati.