Secondo i dati dell’ong britannica The Donkey Sanctuary quasi 5milioni di asini in tutto il mondo sono morti nell’ultimo anno, 1,5 milioni solo in Cina. Sono stati uccisi e scuoiati per la loro pelle utilizzata come ingrediente nella medicina cinese.
Un commercio drammatico quello delle pelli di asino che sta mettendo a rischio la popolazione di questi animali, uccisi in Africa, Asia e Sud America e successivamente importati.
Secondo i dati diffusi dall’ong britannica The Donkey Sanctuary 1,5 milioni e mezzo di animali macellati in un anno nella sola Cina, quasi cinque milioni in tutto il mondo. La loro pelle è utilizzata nella medicina tradizionale cinese, bollita e trasformata in gelatina per diventare ingrediente del cosiddetto ejiao, un rimedio che avrebbe effetti miracolosi per la circolazione del sangue e cura mal di testa, insonnia, vertigini, emorragie, tosse secca, oltre ad avere proprietà anti-invecchiamento. Ma di queste proprietà non si ha alcun fondamento scientifico.
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Dal 1992, la popolazione di asini in Cina è crollata del 76%. Dal 2007 è diminuita del 28% in Brasile, del 37% in Botswana e del 53% in Kirghizistan.
Sono soprattutto i Paesi più poveri, soprattutto in Africa, a subire questa razzia: in Kenya, da dove l’esportazione delle pelli d’asino è legale. Eritrea e Ghana hanno cercato di arginare il fenomeno rendendo illegale queste commerci ma secondo i responsabili del Donkey Sanctuary sono sempre di più le segnalazioni di asini rubati dalle stalle delle loro famiglie, trascinati e poi uccisi, macellati e scuoiati.
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Questa strage ha un impatto dannoso anche sulla sopravvivenza di circa 500milioni di persone che vivono nelle zone più povere del mondo. Gli asini infatti sono un aiuto fondamentale per trasportare le merci, per portare l’acqua nelle abitazioni, oppure la legna, anche per raggiungere le scuole e gli ospedali. Se gli asini vengono rapiti per essere sottoposti a queste torture, allora quello che facevano loro devono farlo gli uomini, soprattutto le donne. In quelle comunità il patriarcato è ancora molto forte e sono le mogli, le sorelle, le madri a doversi sobbarcare fisicamente il lavoro generato dalla scomparsa di questi animali.
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Foto copertina The Donkey Sanctuary