Non si tratta di una novità assoluta: già altri Paesi avevano introdotto questa tecnologia. Finora Green Road Waste Management ha fornito materiali per poco più di 1,5 km di strade, ma il progetto potrebbe decollare una volta ‘esportato’ anche nella capitale Kathmandu.
La plastica, da rifiuto complesso da smaltire a risorsa che permette di risparmiare i costi del bitume e anche una certa quantità di emissioni di carbonio. Una clamorosa innovazione arriva dal Nepal centrale, più precisamente a Pokhara, dove è stata realizzata, ormai quasi sette anni fa, la prima strada in plastica riciclata del Paese. Sì, avete capito bene: con la plastica, specialmente quella più difficile da smaltire e riciclare, è possibile realizzare l’asfalto per le strade.
Nonostante il Nepal sia un piccolo Stato, con circa 30 milioni di abitanti su una superficie complessiva di 147.516 km², la densità di popolazione, dal momento che il territorio si trova compreso tra la pianura del Gange e la catena montuosa dell’Himalaya, non è ovviamente uniforme. La gran parte degli abitanti risiedono infatti in aree urbane, dove secondo le stime della Banca Mondiale, ogni giorno, vengono prodotte circa 4.900 tonnellate di rifiuti solidi, di cui il 13% è costituito da plastica che, nella maggior parte dei casi, finisce in discarica. Se le plastiche ad alto valore aggiunto, come quelle utilizzate per le bottiglie, sono facilmente riciclate, la questione si complica specialmente per quelle plastiche di bassa qualità o per i contenitori multistrato. Tra l’altro, nel 2021, una legge in Nepal ha vietato l’utilizzo di sacchetti di plastica più sottili di 40 micron, proprio per evitarne una dispersione ambientale incontrollata, ma la normativa non viene applicata rigorosamente.
Per evitare di continuare ad alimentare l’inquinamento da plastica e lo smaltimento in discarica, un gruppo di giovani imprenditori del Nepal ha deciso di dare vita ad un progetto che, a distanza di anni, si è dimostrato un’intuizione vincente: Green Road Waste Management. “Una strada può essere realizzata anche con plastiche di scarso valore. Abbiamo scoperto che le materie plastiche possono essere utilizzate come materia prima e sostituire, in parte, il bitume tradizionale” – racconta Bimal Bastola, fondatore dell’azienda – “Nel nostro centro di smistamento, preleviamo e selezioniamo i rifiuti di plastica che poi vengono sminuzzati tramite macchinari. In questo modo, otteniamo aggregati plastici che possono sostituire la ghiaia e, in parte, il bitume necessario per la miscela che viene riscaldata a 160°C. Questo metodo, riducendo la necessità di materie prime fresche, abbatte i costi, inoltre le strade sono più resistenti all’acqua e durano più a lungo“.
Quella del Nepal non è una novità assoluta, neanche a quelle latitudini. Già nel 2015 l’India, che confina proprio con il Nepal, aveva reso obbligatorio l’utilizzo di rifiuti plastici per la costruzione di strade nei territori delle città e in un raggio di 50 km dai centri urbani. La stessa tecnica è stata sperimentata o introdotta anche in Bangladesh e nel Bhutan. In Nepal, però, la plastica sostituisce anche la ghiaia: per un chilometro di strada larga 3,75 metri e spessa 30 centimetri, occorrono due tonnellate di rifiuti plastici. Tra l’altro, l’asfalto realizzato con materiali plastici appare due volte più resistente delle pavimentazioni tradizionali realizzate con ghiaia e bitume.
L’inquinamento da plastica è uno dei più gravi problemi ambientali a livello globale: secondo l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), in tutto il mondo solo il 9% dei rifiuti viene riciclato, il 19% viene incenerito e quasi la metà finisce in discarica. I polimeri sintetici, necessari per produrre la plastica, sono triplicati nel periodo 2000-2019 in tutto il mondo, raggiungendo i 460 milioni di tonnellate. Senza interventi drastici, quella quota appare destinata a triplicare entro il 2060. Con conseguenze difficilmente immaginabili, se si considera che la plastica non è biodegradabile, impiega centinaia di anni per decomporsi e si disintegra in minuscole particelle (microplastiche) che invadono l’ambiente e perfino l’organismo degli esseri viventi, specie umana compresa.
Il fondatore di Green Road ha una grande convizione: la necessità di promuovere le strade di plastica per rendere economicamente conveniente il riciclo del materiale di scarso valore. Finora, tra Pokhara e Kirtipur, la sua azienda ha realizzato poco più di 1,5 km di strade in plastica. “Finora abbiamo fatto tutto questo solo su piccola scala, dobbiamo fare un passo avanti. E avviare progetti a livello governativo, per renderli nazionali. Intanto, abbiamo trovato un accordo per un progetto pilota a Kathmandu“, ha spiegato Bastola.
Arjun Nepal, ingegnere della Direzione strade della Capitale del Nepal, ha invece affermato: “C’è la volontà di testare questa tecnologia, ma per andare oltre abbiamo bisogno di standard governativi che garantiscano la qualità“.
La necessità di impiegare meno bitume, di fatto, comporta un risparmio anche nelle emissioni di CO2. Difficile, però, calcolarne con esattezza la riduzione. La Banca Mondiale ha espresso dubbi al riguardo, come spiega la responsabile per il cambiamento climatico, Valerie Hickey: “Anche se i progetti iniziali sono incoraggianti, sono necessari ulteriori studi per misurare le emissioni durante la costruzione delle strade e per valutare le loro condizioni una volta fuori servizio“.
Ad elogiare invece il sistema di Green Road c’è Bhushan Tuladhar, attivista ambientale nepalese, che ha spiegato: “Per un Paese in via di sviluppo come il nostro, questa è una soluzione di facile attuazione a due problemi contemporaneamente: la necessità di costruire strade solide e la gestione dei rifiuti in plastica“.