Il documentario italiano sull’economia circolare girato nel distretto tessile di Prato è sbarcato su Prime Video e sarà disponibile in italiano e in inglese
È già disponibile su Prime Video, la piattaforma di video in streaming on demand di Amazon, il documentario italiano Stracci dedicato all’economia circolare nel mondo della moda.
Tutti gli abbonati ad Amazon Prime, dunque, potranno godersi il documentario made in Italy girato nel distretto tessile di Prato, tutto incentrato sull’impatto ambientale del settore del fashion e i tentativi di abbatterlo per giungere a una moda sostenibile.
Il titolo del documentario deriva da un’antichissima esperienza di riciclo tipica del pratese. Gli “stracci”, infatti, sono gli abiti di lana usati che vengono poi sottoposti a trattamento e riciclo, per la loro riutilizzazione in altri modi e forme.
Stracci, il docufilm su moda e riciclo è su Prime Video
Il docufilm Stracci, diretto da Tommaso Santi e Silvia Gambi, è un racconto corale di 52 minuti in cui si ascoltano le voci degli imprenditori del settore, le testimonianze dei lavoratori e si raccontano le good practice ecologiche del fashion.
Ma c’è spazio anche per il rovescio della medaglia: un viaggio ad Accra, in Ghana, presso la discarica più grande dell’Africa, continente-collettore di enormi quantità di rifiuti tessili.
Una moda sostenibile ed etica, dunque, è possibile ma non scontata. Per questo è necessario mantenere alta l’attenzione dei consumatori attraverso eventi specifici o anche progetti come il docufilm Stracci.
Stracci su Amazon Prime, per una moda sostenibile
La moda è il secondo settore industriale più inquinante al mondo dopo quello petrolifero. In particolare la fast fashion è responsabile del 10% dell’inquinamento globale.
È chiaro dunque che bisogna spingere fortemente affinché i produttori del settore decidano di abbattere l’impatto ambientale del fashion. E quando a farlo non sono i produttori è bene che lo faccia il legislatore.
Negli ultimi tempi sono stati fatti enormi passi in avanti in Unione europea sulla sostenibilità ambientale. Ma resta il problema della sostenibilità etica di tutta la filiera.
Marina Spadafora, responsabile per l’Italia di Fashion Revolution, ha spiegato in una video intervista a TeleAmbiente che se da un punto di vista ambientale passi in avanti sono stati fatti, non si può dire lo stesso da un punto di vista sociale.
“Le normative europee non si occupano delle questioni sociali – spiega Spadafora – che rappresentano l’altra faccia della medaglia. Le maestranze tessili che lavorano oggi nella filiera della moda, parliamo di più di 70 milioni di persone, vengono ancora pagate molto poco e non hanno nessun tipo di sicurezza né di contratto nel luogo di lavoro”.