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Stonehenge ritorna al Neolitico, interventi sulle praterie circostanti per reintrodurre la vegetazione delle origini

Il National Trust inglese ha acquisito due terreni nei pressi del sito per ripristinare le “praterie di gesso” delle origini

Riportare il sito archeologico di Stonehenge nel Regno Unito al suo aspetto originale anche per quanto riguarda la flora che lo circondava quando è stato costruito.

È l’obiettivo di un importante intervento voluto dal National Trust britannico, l’organizzazione che lavora per conservare e proteggere l’eredità storica e naturale di Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord, che ha acquisito due terreni che circondano il celebre sito.

Qui, fa sapere il Guardian, l’organizzazione agirà per trasformare i campi, ora sottratti all’agricoltura moderna, in distese di prati calcarei. Proprio come alle origini del sito.

Le cosiddette “chalk grasslands” (praterie di gesso), circondavano, fino a non troppi anni fa, il sito di Stonehenge. Si tratta di praterie tipiche delle valli calcaree del Kent, Sussex, Surrey, nei Chilterns e nell’isola di Wight.

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“Ricco di calcare, ma povero di sostanze nutritive, – si legge sul sito del National Trust – il terreno sottile trattiene poca acqua e si riscalda rapidamente”.

“Queste condizioni di stress impediscono alle erbacce di prendere il sopravvento. Ciò consente a una vasta gamma di erbe più piccole e piante di fiorire“.

Ma a causa dell’agricoltura intensiva, circa l’80 per cento di questo tipo di prati sono andati perduti negli ultimi anni. Da qui la volontà di reintrodurre questo tipo di praterie “originarie” in due campi nei pressi del sito.

Il primo si estende per un percorso lungo oltre 2 chilometri e che parte dal fiume Avon e arriva fino al cerchio di megaliti di Stonehenge. Il secondo è un terreno che si trova a Coneybury, circa un chilometro e mezzo a sud-est del cerchio, poco distante da un altro henge, costruito nel 2700 a.C. circa, un po’ prima di Stonehenge.

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