Stephen Hawking. L’astrofisico Stephen Hawking è morto all’età di 76 anni. Professore dell’Università di Cambridge, Hawking ha ridefinito la cosmologia proponendo l’idea che i buchi neri emettono radiazioni e poi evaporano.
Soffriva di sclerosi laterale amiotrofica che lo ha costretto sulla sedia a rotelle per la maggior parte della sua vita da adulto: la malattia gli era stata infatti diagnosticata all’età di 21 anni. Lo scienziato con la teoria quantistica dei buchi neri spiega che questi sono esistiti a livello micro fin dal Big Bang e che più piccoli sono più velocemente evaporano. Il suo libro ‘Dal big bang ai buchi neri. Breve storia del tempo’, pubblicato nel 1988, gli ha assicurato fama mondiale, con 10 milioni di copie vendute in 40 diverse lingue.
Come Einstein anche Hawking affrontava la sfida di una teoria del tutto ancora lontana dall’essere conquistata: «Può darsi che non si arrivi mai alla fine della nostra ricerca, alla comprensione completa dell’ universo. In un certo senso sono contento. La scienza, una volta trovata la spiegazione ad ogni fondamento, sarebbe come l’alpinismo dopo l’ Everest. La razza umana ha bisogno di una sfida intellettuale. Sarebbe noioso essere Dio, e non avere più niente da scoprire».
Stephen amava l’esplorazione spaziale nella quale vedeva il futuro dell’umanità. Un paio d’anni fa la sua storia raccontata nel film «La teoria del tutto» commuoveva e affascinava milioni di persone. Tra le sue frasi più belle: «Ricordatevi di guardare le stelle e non i vostri piedi… Per quanto difficile possa essere la vita, c’è sempre qualcosa che è possibile fare, e in cui si può riuscire». E lui per primo aveva vinto la sfida della scienza e della vita.