Starbucks, la catena di caffè più famosa al mondo, sta cambiando la sua iconica tazza con alternative più sostenibili. Ma è davvero solo per amore dell’ambiente?
Tra gli oggetti che inquinano di più e usiamo tutti i giorni, senza dubbio ci sono tazze e bicchieri usa e getta, spesso fatti di plastica. A fare da padrona nel mondo delle “mug” monouso c’è Starbucks, la catena di caffè statunitense amata – e presente – in tutto il mondo.
I suoi iconici bicchieri, che compaiono su Instagram al pari dei monumenti delle città che ospitano i suoi bar, sono belli ma inquinano troppo. E il monouso – con la crisi climatica in atto – non è più così trendy.
Sembra però che la compagnia sia interessata a migliorare il suo impatto ambientale. Come si legge sul sito, Starbucks vuole dimezzare la sua impronta di carbonio entro il 2030. Per farlo, agirà su cinque fronti: espansione del menù a base vegetale, passaggio dagli imballaggi monouso a quelli riutilizzabili, investire in agricoltura rigenerativa e riforestazione, lavorare su modi migliori per gestire i suoi rifiuti, innovare con negozi, operazioni e consegne più responsabili.
Starbucks sperimenta con le tazze riutilizzabili, la prova in un’università americana
A proposito del secondo obiettivo citato – l’addio agli imballaggi monouso – Starbucks ha lanciato nei suoi store nell’Università dell’Arizona i bicchieri riutilizzabili, con lo “Starbucks cups program”.
Nei caffè del Campus, si può fare come la ricercatrice Bethany Patton, che porta la sua tazza rosa nello Starbucks, la inserisce in una piccola lavastoviglie che in 90 secondi gliela pulisce. Esce fumante di vapore e pronta per essere riempita dal barista con l’ordine di Patton: un doppio espresso Starbucks da 16 once con ghiaccio.
Per questa azione sostenibile, la ricercatrice riceverà un dollaro di sconto sulla sua bevanda, un incentivo apprezzato e che forse è l’unica ragione per cui si può fare a meno del bicchiere in plastica con la sirena verde: “Salvare l’ambiente è importante e tutto, ma probabilmente vengo qui con la consapevolezza che otterrò un dollaro di sconto”, spiega Bethany.
L’ombra dell’ambientalismo di facciata però, incombe anche su questa iniziativa di Starbucks. La compagnia fu già accusata di greenwashing dagli ambientalisti nel 2018, quando annunciò l’addio alle cannucce per tutti i suoi iced drink in favore del coperchio. Peccato che il peso della nuova copertura superava di qualche grammo quello della precedente opzione combinata (tappo + cannuccia).
Starbucks si pone da anni elevati obiettivi di sostenibilità su vari aspetti del suo business globale. Alcuni sono stati raggiunti, come la certificazione di efficienza energetica per i nuovi negozi; altri sono stati rivisti o eliminati del tutto. Ad esempio, nel 2008 l’azienda dichiarò che entro il 2015 avrebbe voluto che il 100% dei suoi bicchieri fossero riciclabili o riutilizzabili. Dopo “soli” otto anni, che sia questa la volta buona? E chissà se e quando ci si arriverà anche negli store italiani.