“Ciò che produciamo e ciò che consumiamo sono tra i fattori più importanti legati al cambiamento climatico. Il lockdown ha avuto un effetto positivo sugli sprechi alimentari. La sfida adesso è mantenere questo comportamento virtuoso”. Intervista al professor Andrea Segrè, promotore della Gionata nazionale di prevenzione alimentare e fondatore dell’Osservatorio Waste Watcher.
Il 5 febbraio si celebra la Giornata nazionale di prevenzione allo spreco alimentare. Il tema di questa ottava edizione è “Stop food waste. One health, one planet”, ovvero prevenzione e riduzione degli sprechi come elemento chiave per tutelare la salute dell’uomo e dell’ambiente.
Nel corso della giornata ci sarà un focus speciale dedicato al “caso Italia”, una istantanea del nostro Paese con la quantificazione dell’incidenza dello spreco di cibo nelle case, grazie ai dati 2021 dell’Osservatorio Waste Watcher, fondato e diretto dal professor Andrea Segrè.
Abbiamo chiesto al professor Segrè un’anticipazione su alcuni dati ad oggi relativi a quanto cibo sprecano le famiglie italiane e in che modo la pandemia ha cambiato le nostre abitudini alimentari.
“Grazie alle rilevazioni del nostro osservatorio abbiamo notato che questa attenzione dedicata al cibo, anche un po’ costretta a causa del lockdown di marzo e aprile, ha avuto un effetto molto positivo rispetto allo spreco e al comportamento alimentare. Fare la spesa una volta a settimana mirata, conservare al meglio i prodotti, cucinarli e consumarli direttamente nella nostra economia domestica, ha portato ad un ulteriore riduzione. – spiega Segrè – Nella nostra rilevazione, che presenteremo il 5 febbraio, viene stimata una riduzione pro capite intorno al 12% e non è poco. La sfida adesso è mantenere questo comportamento virtuoso“.
Nel 2020 finiscono nella spazzatura “solo” 27 chili di cibo a testa (529 grammi a settimana), quindi l’11,78% in meno (3,6 chili) rispetto al 2019. Questo significa oltre 222mila tonnellate di cibo salvato dallo spreco in Italia (per la precisione, 222.125 tonnellate) e un risparmio di 6 euro pro-capite, ovvero 376 milioni di euro a livello nazionale, in un anno intero.
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“Da allora però sono aumentati di molto i poveri economici, ovvero coloro che non hanno accesso al cibo.- aggiunge il professore – Nel rapporto c’è una domanda che facciamo al panel rappresentativo dell’Italia dove chiediamo se sarebbe utile se ci fosse una legge che obbligasse il recupero a fini solidali del cibo e degli alimenti invenduti, a partire dalla GDO, e la risposta è stata plebiscitaria: l’85% ha affermato di sì”.
Il concetto di “One Health” espresso in questa edizione lega la salute all’uomo e al pianeta. “Ciò che produciamo e ciò che consumiamo sono tra i fattori più importanti legati al cambiamento climatico. – spiega Andrea Segrè – Abbiamo messo sempre in evidenza il tema ambientale sin dalla prima edizione nel 2013 di questa giornata. La parola ‘prevenzione‘ dello spreco alimentare è vista in chiave di sostenibilità: il miglior spreco è quello che non si fa, come il miglior rifiuto è quello che non si produce. Inoltre il recupero diventa fondamentale se davvero vogliamo dirigersi verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda Onu al 2030“.
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Nel corso di questa edizione verrà inoltre presentato il nuovo Osservatorio internazionale Waste Watcher 2021.
“Abbiamo pensato, visto che il problema non riguarda solo l’Italia, di declinare questo osservatorio a livello globale. Abbiamo trovato una partnership tecnico scientifica con Ipsos che fa rilevazioni in 90 paesi. Inizieremo il 5 febbraio con un piccolo pilota di rilevazione internazionale che riguarda molti paesi sui temi legati allo spreco, ai cambiamenti climatici e alle attitudini delle popolazioni. – spiega il professore – Vogliamo poi produrre un report globale per il 29 settembre del 2021, la seconda giornata Onu dedicata al tema dello spreco. L’obiettivo è investigare e capire la dimensione del fenomeno per poi proporre delle politiche di intervento per mitigare, prevenire e ridurre gli sprechi, a partire dal promuovere l’educazione alimentare e ambientale nelle scuole. E’ fondamentale trasmettere ai bambini e alle loro famiglie che il cibo ha un valore, per la nostra salute ma anche per una salute un po’ più grande, quella del mondo e dell’ambiente”.