Le aziende di combustibili fossili investono miliardi di dollari in sponsorizzazioni sportive per legare i loro marchi ai valori positivi dello sport, pratica conosciuta come “sportwashing”. Dalla Formula 1 al calcio, giganti come Aramco, Shell e TotalEnergies utilizzano atleti famosi per promuovere i loro brand e normalizzare attività dannose per il Pianeta.
Usare le sponsorizzazioni nello sport per legare il proprio brand ai valori positivi come salute, benessere e senso di comunità.
È quello che stanno facendo decine di aziende che hanno interessi nel petrolio e nelle altre fonti fossili che hanno speso ben 5,6 miliardi di dollari per associare i loro marchi a squadre e atleti.
Si tratta di “sportwashing”, una forma più raffinata di greenwashing, in cui vengono utilizzati i sentimenti positivi associati allo sport per normalizzare le attività di aziende che in realtà, con il loro lavoro, causano danni al Pianeta.
Secondo il New Weather Institute, la compagnia che ha speso più di tutte in questa pratica è Aramco – l’azienda petrolifera statale dell’Arabia Saudita – che ha investito 1,3 miliardi di dollari in sportwashing. Seguono la britannica Shell con 470 milioni di dollari e TotalEnergies con 140 milioni.
Per quanto riguarda gli sport più interessati da questa pratica, da una parte c’è il calcio dove è stato chiuso il maggior numero di accordi di sponsorizzazione – 59 in tutto, per un totale di 1 miliardo di dollari di sponsor. Ma se guardiamo solo al denaro investito, sul podio troviamo gli sport motoristici (come la Formula 1 o la MotoGp) che hanno attirato la maggior parte del denaro da petrolio e gas: ben 2,2 miliardi di dollari distribuiti in 40 accordi.
In tutti i casi, non stiamo parliamo solo di sponsorizzazioni alle squadre o ai team, ma anche dell’utilizzo di atleti di fama mondiale come Cristiano Ronaldo e Lionel Messi, utilizzati proprio per promuovere i brand fossili.
Lo sportwashing era già stato usato in passato dalle aziende del tabacco, prima che la pubblicità a sigarette e simili venisse vietata. Per questo c’è chi sta pensando di vietare, allo stesso modo, le pubblicità nello sport e non solo alle aziende petrolifere.