La sostenibilità portata avanti attraverso azioni concrete. Impianti per energia rinnovabile, compensazione piantando alberi e concime naturale nato da fondi di caffè: la storia di ‘The Coffy way’ che da anni produce capsule di caffè.
Uno dei temi più dibattuti è quello relativo alla sostenibilità delle aziende che producono capsule di caffè.
Con le telecamere di Teleambiente, a Terni, abbiamo incontrato il responsabile di ‘The Coffy Way’, Stefano Carlevaro.
“Sicuramente – ha detto Stefano Carlevaro – questo è uno dei temi più dibattuti e nella policy aziendale, più attenzionati. La casa madre, la holding di riferimento, Vitha Group Spa, ha talmente a cuore tutto ciò, che ha addirittura costruito impianti (di energia rinnovabile) che producono 6 mega di energia. Questo è qualcosa di incredibile. Il pianeta ha bisogno di energia pulita e Vitha group con i propri profitti ha costruito impianti che la producono”.
“Tutto questo – ha spiegato Carlevaro – porterà dei profitti e questi profitti verranno divisi per garantire un futuro alle persone che lavorano all’interno di questa azienda. Quindi intanto, uno degli obiettivo è quello di dare al pianeta energia green”.
“E poi – ha aggiunto Stefano Carlevaro – arriviamo a quella che è la produzione di The Coffy Way. Produzione capsule e lì l’attenzione è ai massimi livelli. Ho la documentazione, la nostra produzione è alimentata al 100% da fonti di energia rinnovabile”.
“Ogni scatola che esce – ha sottolineato ancora Carlevaro – ogni capsula che esce, ha proprio questo marchietto che certifica e che sostiene che produciamo al 100% da fonti di energia rinnovabili. Ma non ci fermiamo qui. La maggior parte dei nostri negozi, che non possono avere un loro impianto, sono alimentati da società elettriche che garantiscono e che certificano che erogano solo energia green”.
“Quest’anno – ha evidenziato Stefano Carlevaro – per esempio, ho qui un certificato che parla di 100% di energia verde, solare. L’anno prossimo avremo magari un certificato che parla di energia eolica”.
“Altra cosa che piace tantissimo – ha continuato l’imprenditore – a giorni, i nostri negozi avranno un prodotto in più, che va a chiudere un pochettino il cerchio: concime naturale fatto con scarti e fondi di caffè. Quindi va a chiudere un po’ il cerchio, un’operazione veramente ‘circolare'”.
Un vero riutilizzo del sottoprodotto, uno scarto a cui viene data nuova vita
“Uno scarto che viene riutilizzato – ha ribadito Carlevaro a Teleambiente – un riutilizzo del sottoprodotto. Questo cosa fa?Torna alla natura. Il caffè usato, gli scarti,i fondi, tornano alla natura”.
C’è anche un altro progetto che riguarda la sostenibilità, in particolare la compensazione.
“Sono veramente orgoglioso di questo – ha proseguito Stefano Carlevaro – perchè questo anno abbiamo piantato degli alberi in paesi svantaggiati, alberi anche in via di estensione, che compensano 5,80 tonnellate di CO2. Abbiamo molto a cuore la sostenibilità, la mettiamo al primo posto”.
Ma quindi in realtà possono coesistere sostenibilità e profitto?
“Questo è un tema di cui si parla veramente tanto. Secondo me – ha riferito Stefano Carlevaro – assolutamente sì, a prima vista quando vai a leggere i dati contabili, sembrerebbe di no, sembrerebbe che i costi sono veramente alle stelle. Però la verità è che questo dà una soddisfazione a noi che operiamo sul mercato, noi che lavoriamo, dà una soddisfazione più importante, e quindi ci fa lavorare meglio. E poi ritengo anche che ci sia sensibilità ed un’attenzione molto alta su queste tematiche e questo, penso che alla fine premi anche con la nostra clientela, ci dà l’opportunità di comunicare anche meglio. Sono convinto che, non alla lunga, ma anche alla breve, premi”.
In realtà è difficile riuscire a capire se un’azienda è sostenibile o meno, perchè tanti prodotti che sembrano essere compostabili o sostenibili, poi in realtà non lo sono, fino in fondo.
“Io – ha affermato ancora Stefano Carlevaro – rimango a volte colpito da alcuni prodotti di carta dove c’è il simbolo della tartarughina in sofferenza, che per legge deve esserci, quindi mi viene da chiedere se è o non è sostenibile. Il dubbio mi viene anche per tanti altri prodotti che nascono sostenibili, ma hanno bisogno magari di un trasporto su nave o su gomma, un trasporto di giorni”.
“Bisogna stare anche attenti – ha concluso Carlevaro – perchè a volte è più sostenibile, un qualcosa che al primo sguardo non lo è, piuttosto che quello che sembra avere tutte le caratteristiche per esserlo. Magari viene dalla parte opposta del mondo o magari ha un aspetto, che ci ricorda la sostenibilità, o un colore che ci ricorda il riciclo, ma poi ci sono questi simboli della tartarughina in sofferenza, che vanno a certificare altro”.
Se vedete la tartarughina in sofferenza, state attenti perchè il prodotto potrebbe non essere veramente sostenibile.