La soluzione offerta dalla Marina Militare per combattere la sete idrica dell’isola tramite l’utilizzo della nave-cisterna Ticino è risultata troppo costosa (43 euro al metro cubo a fronte di 70 centesimi). E ora in Sicilia si è punto e a capo.
La Sicilia continua a fare i conti con l’emergenza siccità e nemmeno le soluzioni tampone funzionano. O meglio, sono troppe costose.
È questo il motivo che sta dietro la richiesta da parte della giunta regionale siciliana di sospendere il servizio di rifornimento d’acqua attraverso la nave-cisterna Ticino della Marina Militare italiana che era giunta sull’Isola solo qualche giorno fa.
Secondo Salvo Cocina, capo della Protezione civile siciliana e coordinatore della cabina di regia per l’emergenza idrica, approvvigionarsi tramite la nave-cisterna inviata in Sicilia per aiutare gli isolani che si trovano nella morsa della siccità è troppo costoso.
In una nota inviata al Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, Cocina ha scritto: “Il rifornimento di acqua a Licata con la nave cisterna della Marina militare è risultato caro rispetto al quantitativo fornito e pertanto abbiamo chiesto una doverosa verifica dei costi ed eventuali soluzioni alternative, in quanto la nave è comunque utile per affrontare l’attuale fase di emergenza. Pertanto, in attesa dei chiarimenti richiesti, il servizio è sospeso per qualche giorno”.
“Acqua troppo costosa. Troviamo soluzioni alternative”
In altre parole Cocina ammette che sarebbe assai utile utilizzare i 1200 metri cubi di acqua potabile trasportati dalla Ticino ma il costo complessivo per avere quell’acqua è troppo elevato. Quanto? Considerando tutte le voci di spesa, 43 euro a metro cubo. Circa il 6000 percento in più rispetto al prezzo di 0,69 euro al metro cubo imposto nella scorsa legislatura dalla giunta regionale siciliana. Addirittura quattro volte più cara del costo delle navi-cisterna del Ministero dell’Interno che operano nelle isole minori. E dunque – aggiunge Cocina – è meglio attivarsi per trovare soluzioni alternative.
Da Roma il ministro della Protezione Civile (ed ex governatore siciliano) Nello Musumeci rimanda al mittente la (più o meno velata) accusa: “Nonostante gli eccezionali tempi di attivazione legati allo stato d’emergenza nella regione siciliana, la forza armata ha semplicemente applicato le tabelle di onerosità previste dalla norma”.
Resta il problema della crisi idrica sull’isola. Al momento sono al vaglio soluzioni di ridistribuzione idrica all’interno del territorio siciliano, tra quelle località con più risorsa a quelle che soffrono maggiormente l’assenza d’acqua. Ma cittadini e amministrazioni comunali di quei comuni che hanno investito prima dell’emergenza in politiche di adattamento si sono messe di traverso.
Un esempio? Al comune di Pozzallo – dove l’amministrazione aveva investito già parecchi mesi fa sulla creazione di nuovi pozzi – è stato chiesto di prelevare acqua e immetterla nel sistema idrico. Ma il sindaco dem Roberto Ammatuna ha dichiarato che non permetterà a nessuno di togliere l’acqua di Pozzallo ai suoi cittadini.