La siccità ha colpito l’Italia nel 2024 come mai aveva fatto prima. Tra le regioni più assetate vi è la Sicilia che ha lanciato S.O.S. per mesi sulla situazione dei suoi invasi, a secco, e sul costo ricaduto su coltivatori e allevatori, costretti a comprare l’acqua e mangime dalle autobotti, rendendo di fatto antieconomico continuare a produrre.
Ma tutto il Sud può dirsi in ginocchio.
“La situazione è drammatica. In Sicilia quest’anno non ha piovuto. Non abbiamo foraggi, non abbiamo quasi più grano, ma i danni più consistenti rivedremo nei prossimi giorni con le fruttifere tutte. Gli agrumeti stanno soffrendo in maniera particolare; molti nostri imprenditori sono costretti a tagliare le piante perché ormai sono sofferenti, stesso discorso sulle uve, per le olive si prevede una non produzione perché questo caldo afoso ha fatto cadere i piccoli frutti. Gli allevamenti rischiano di sparire, non c’è più foraggio, non c’è più acqua, molti allevatori stanno portando al macello perché non hanno nulla da dargli da mangiare.” Dichiarava a giugno il Presidente di Confagricoltura Sicilia, Rosario Marchese Ragona Buccellato.
La Sardegna ha dichiarato lo stato di emergenza a luglio, poco dopo la Sicilia.
Intervistato dall’Uffington Post, Francesco Sottile, dirigente di Slow Food e docente all’Università di Palermo, denuncia l’approccio del nostro Paese alla crisi climatica, il motivo per cui si parla di siccità, afferma, è perché manca l’acqua in città.
“Secondo molti commenti sembra che tutto dipenda dalla sfortuna dell’anno o da qualche singolo intervento sbagliato. Non si coglie il punto: questo è un problema globale che ha un nome e un cognome. Si chiama crisi climatica e se non si affronta in modo strutturale tagliando drasticamente le emissioni serra non se ne esce”, ha affermato il docente.
Una delle soluzioni già adottate da alcuni agricoltori consiste nella riconversione dei campi verso colture di frutta e verdura tropicali, basta fare una breve ricerca sul web per trovare offerte di cassette di avocado, mango e papaya Made in Sicily e pronte a essere consegnate in tutta Italia. Una soluzione solo a metà però poiché i tropici sono caratterizzati sì da elevate temperature ma anche da sei mesi di stagione delle piogge che in Italia ci sogniamo.
Per esempio in diverse parti del mondo i mandarini hanno sostituito le arance nel succo d’arancia:
L’aumento delle temperature, degli eventi climatici estremi e la diffusione dei parassiti della pianta, hanno causato una riduzione della produzione mondiale di arance. Impossibile supplire alla scarsità di succo con le riserve degli anni passati, poiché per tre anni di seguito si è registrato il deficit e non ci sono scorte sufficienti. Tra tutti i frutti possibili sostituti, il mandarino appare l’alternativa ideale dell’arancio, il colore e il sapore del suo succo sono molto simili a quelli ricavati dalle arance e, soprattutto, l’albero di mandarino è capace di resistere più efficacemente alle temperature torride.
Secondo Sottile bisognerebbe puntare sulle varietà più adatte all’aridità dei campi delle specie già presenti nel nostro Paese, quelle definite “siccagne”. Specie che subiscono comunque un calo di produzione con la siccità ma non rischiano di non dare frutti. Come dimostra il caso dei fichidindia “Bastardoni” adatti al clima arido che hanno subito un calo della produzione del 30%.
Siccità, -30% per i fichi d’India, frutti più piccoli ma più buoni