Stato di emergenza per la siccità in Argentina, Uruguay, Paraguay. Problemi per la produzione di cereali.
Argentina, Uruguay e Paraguay, tre dei principali produttori mondiali di cereali sono in emergenza agricola a causa della grave siccità che da diversi mesi, colpisce la regione.
La borsa dei cereali di Buenos Aires prevede che, in caso di persistenza della siccità, il calo della produzione e delle esportazioni di grano, mais e soia potrebbe avere un impatto fino a due punti del pil.
Solo la produzione di soia, principale voce delle esportazioni del settore agricolo dell’Argentina, potrebbe ridursi dalle 48 milioni di tonnellate previste a settembre alle 35 milioni di tonnellate stimate nello scenario più avverso.
Il ministro dell’Economia, Sergio Massa, ha considerato la possibilità di perdite fino a 2,9 miliardi di dollari in termini di entrate per le casse dello Stato.
Uruguay
Il ministero dell’Agricoltura dell’Uruguay ha dichiarato lo Stato di emergenza agricola fin da ottobre del 2022 e, a fronte del persistente deficit idrico, sta valutando in questi giorni se prolungarlo fino ad aprile .
Il punto di vista del presidente delle Cooperative agricole federate dell’Uruguay (Caf) Alfredo Lago citato dal portale ‘Subrayado’ : “Lo stato di emergenza implica un aiuto circostanziale di tipo finanziario ma i danni economici della siccità sono per molti produttori, irreversibili”
“Bisogna analizzare questa situazione – ha detto ancora – per capire se si tratta dell’effetto puntuale del fenomeno metereologico cosiddetto de ‘la Niña’, che si protrae ormai da tre anni, oppure se si tratta di un effetto del cambiamento climatico“
Paraguay
La situazione non è migliore in Paraguay.
Secondo la Camera degli esportatori e commercianti di cereali del Paraguay (Capeco), la grave siccità subita dai raccolti di soia ha fatto perdere al paese sud americano due posizioni nella classifica dei maggiori esportatori di semi oleosi.
In totale, la produzione per il raccolto 2021-22 ha raggiunto i 4,3 milioni di tonnellate, rispetto ai 10 milioni previsti all’inizio del raccolto.
L’impatto della forte contrazione della produzione ha colpito le esportazioni e l’intera filiera commerciale e logistica, ripercuotendosi negativamente sull’economia nazionale che ha chiuso il 2022 con un calo dell’1 per cento del pil.