Home Attualità Shein e Temu, l’Ue pronta a bloccare l’invasione dello shopping online cinese

Shein e Temu, l’Ue pronta a bloccare l’invasione dello shopping online cinese

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 I prodotti sotto i 150 euro di valore sono esenti da obblighi doganali. Ma la Commissione europea potrebbe rivedere questa regola. Ecco perchè.

Imporre dazi doganali sui beni a basso costo acquistati da rivenditori online cinesi, tra cui Temu, Shein e AliExpress. Questo il piano dell’Unione Europea, secondo quanto riportato dal quotidiano economico Financial Times.

La Commissione europea intende eliminare la soglia attuale di 150 euro al di sotto della quale gli articoli possono essere acquistati in esenzione doganale. Altra ipotesi quella di rendere obbligatoria per le grandi piattaforme la registrazione per il pagamento dell’Iva online, indipendentemente dal loro valore. Dal 2021, sui pacchi inviati alle aziende Ue viene già applicata l’Iva indipendentemente dal loro valore, ma sono esenti da dazi.

Nel 2023 sono arrivati nell’Ue da paesi terzi due miliardi di pacchi con un valore dichiarato inferiore a 150 euro. Gli enormi volumi di commercio elettronico stanno mettendo a dura prova i limiti delle dogane. Grazie a questa pratica, i due colossi del fast fashion riescono a offrire abiti a partire da soli 8 dollari e orologi intelligenti a 25 dollari agli acquirenti di tutto il mondo.

Bruxelles ha chiesto, inoltre, risposte in relazione al sistema di allerta che consente agli utenti di segnalare i prodotti illegali, alle interfacce online che dovrebbero essere progettate in modo da non ingannare o manipolare gli utenti. La richiesta di chiarimenti arriva dopo che a maggio, l’Ufficio europeo delle unioni dei consumatori aveva presentato una denuncia contro Temu accusando l’app di utilizzare “tecniche manipolative”.

Shein e Temu hanno tempo fino al 12 luglio per fornire a Bruxelles tutte le informazioni richieste e, qualora le risposte non fossero soddisfacenti, si potrebbe aprire un procedimento formale e imporre sanzioni periodiche.

Temu e Shein, colossi del fast fashion

Con il termine fast fashion si identificano tutti quei vestiti di bassa qualità  che si acquistano a prezzi contenuti in grandi catene o e-commerce. Tra i marchi globali più noti spiccano Benetton, H&M, Zara, Temu, Mango, Napapirji, OVS, Original Marines, Pull & Bear, River Island, Shein, Uniqlo, per citarne alcuni.

Shein con i suoi vestiti super economici e alla moda è diventata uno dei più grandi rivenditori di fast fashion mondo. A pagare il prezzo di questo successo sono, però, i lavoratori del brand, come dimostra un’indagine condotta dall’organizzazione svizzera Public Eye all’interno degli impianti di produzione dell’azienda situati a ovest del villaggio di Nancun, nell’area di Guangzhou, nel sud della Cina. Ci sono operai che cuciono vestiti anche per più di dodici ore al giorno, per sei o sette giorni a settimana, e solo un giorno libero al mese.

Per sapere quanto inquina il fast fashion, GUARDA il nostro speciale.