Piombo, cadmio, ftalati vietati, tutte sostanze tossiche e pericolose che indossiamo acquistando da Shein. Ma non solo. Ecco perchè non dovremmo acquistare da brand di fast fashion.
Non è di certo la prima volta che il colosso cinese del fast fashion Shein finisce sotto i riflettori. Un nuovo test della rivista tedesca dei consumatori Oko-Test ha rivelato la presenza di
sostanze pericolose come piombo, cadmio e ftalati, vietati in diversi capi di abbigliamento, anche per bambini.
Ma già nel 2022 l’organizzazione ambientalista Greenpeace, nel rapporto “Taking the Shine off SHEIN: A business model based on hazardous chemicals and environmental destruction”, su 47 prodotti Shein acquistati in Italia, Austria, Germania, Spagna e Svizzera, “il 15% hanno fatto registrare, nelle analisi di laboratorio, quantità di sostanze chimiche pericolose superiori ai livelli consentiti dalle leggi europee. In altri quindici prodotti (32%) le concentrazioni di queste sostanze si sono attestate a livelli preoccupanti, a dimostrazione del disinteresse di Shein nei confronti dei rischi ambientali e per la salute umana“, si legge nel rapporto. Questi prodotti sono da considerarsi illegali a tutti gli effetti.
“L’uso di sostanze chimiche pericolose è alla base del modello di business di Shein, con alcuni prodotti illegali che stanno invadendo i mercati europei“, ha spiegato a TeleAmbiente Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace Italia.
A metà agosto anche le autorità della Corea del Sud avevano sequestrato centinaia di prodotti scoprendo, dopo diversi test che hanno coinvolto oltre 144 capi e accessori, la presenza di sostanze tossiche che superano i limiti consentiti dalla legge. Nell’ispezione dei coreani sono stati valutati prodotti di Shein, AliExpress e Temu e altre aziende: alcune scarpe contenevano livelli elevati di ftalati, anche di 229 volte oltre il limite.
Abiti di scarsa qualità, basso prezzo, con durata limitata nel tempo, che invogliano così i consumatori ad acquistarne di nuovi. Si basa su questo la politica insostenibile del gigante del fast fashion, Shein e, proprio su questo, purtroppo, si fonda la chiave del suo successo a tal punto da intasare il settore globale del trasporto aereo di merci.
Cosa è stato trovato nei vestiti di Shein
L’analisi compiuta da Oko-Test ha preso in considerazione 21 capi di abbigliamento per diverse fasce di età: cinque per le donne e quattro ciascuna per uomini, adolescenti e bambini, nonché un paio di scarpe per ogni fascia d’età.
La maggior parte degli articoli non avrebbe superato il test risultando contaminati con sostanze pericolose come antimonio, dimetilformammide, piombo, cadmio, ftalati vietati, naftalene e idrocarburi policiclici aromatici (Ipa).
Il sito tedesco spiega che l’antimonio tossico è stato rilasciato da un vestito da bambina messo all’interno di una soluzione che simulava il sudore. Nei test di laboratorio è stata, inoltre, rilevata la presenza di dimetilformammide in un vestito da adolescente dai colori vivaci, una sostanza che nell’Ue è classificata come potenzialmente dannosa per la fertilità.
Due paia di sandali si sono rivelate le più tossiche del test. Secondo il rapporto del laboratorio le calzature erano piene di sostanze chimiche nocive, comprese alcune che si pensava fossero addirittura scomparse da tempo dalla produzione tessile.
“Siamo rimasti scioccati da ciò che il laboratorio ha trovato in questi sandali Shein da donna in termini di ftalati vietati: il contenuto supera di 15 volte il limite Reach, già non molto severo“, si legge nell’articolo che spiega che i ftalati trovati nel test sono sospettati di danneggiare gli organi riproduttivi e di agire come un ormone, oltre a poter danneggiare il nascituro nel grembo materno e compromettere la fertilità.
Visualizza questo post su Instagram
I vestiti di Shein nocivi anche per i lavoratori
Shein, fondata in Cina e ora con sede a Singapore, è più volte finita al centro di inchieste sulle condizioni dei lavoratori, pagati pochissimo e costretti a turni di lavoro sfiancanti.
Nella prima indagine del 2021 dell’organizzazione svizzera Public Eye erano già emerse condizioni disumane di lavoro nelle fabbriche fornitrici e l’azienda si era impegnata a introdurre nuove regole per migliorare il benessere degli operai.
Public Eye la scorsa estate è tornata a intervistare tredici dipendenti di sei fabbriche che riforniscono Shein per verificare cosa fosse cambiato. Il risultato? Ci sono ancora operai che cuciono vestiti anche per più di dodici ore al giorno, per sei o sette giorni a settimana, e solo un giorno libero al mese.
Visualizza questo post su Instagram
Il brand ha pubblicato recentemente il suo rapporto sulla sostenibilità e sull’impatto sociale, dichiarando di aver riscontrato due casi di lavoro minorile nella sua catena di fornitori nel 2023.