La Commissione UE ha chiesto a Shein di fornire dettagli sulle misure adottate per mitigare i rischi relativi alla protezione dei consumatori, alla salute pubblica e al benessere degli utenti.
Nel giorno in cui è entrata in vigore la nuova politica dei dazi statunitensi, in cui si è registrato anche un temporaneo blocco delle consegne postali dalla Cina agli Stati Uniti, la Commissione europea ha aperto un’indagine sull’e-commerce cinese di fast fashion, Shein, per presunte violazioni della normativa sulla tutela dei consumatori.
L’azienda ha tre settimane di tempo per rispondere alla richiesta di informazioni della Commissione europea ai sensi del Digital Services Act (DSA), ovvero le informazioni sui rischi legati a contenuti e merci illegali sul suo marketplace, sulla trasparenza dei suoi sistemi di raccomandazione, sull’accesso ai dati da parte di ricercatori qualificati e sulle misure adottate per mitigare i rischi relativi alla protezione dei consumatori, alla salute pubblica e al benessere degli utenti. Sulla base della valutazione delle risposte, la Commissione determinerà poi le prossime tappe, che potrebbero includere l’avvio formale di un procedimento a norma dell’articolo 66 del regolamento sui servizi digitali.
A fine ottobre la Commissione Europea aveva aperto un’indagine anche sulla piattaforma di e-commerce cinese Temu per presunte violazioni del DSA. Secondo un’analisi preliminare della Commissione, Temu non avrebbe rispettato gli obblighi di trasparenza pensati per evitare che sulla piattaforma vengano venduti prodotti contraffatti, illegali e potenzialmente pericolosi.
L’UE ha anche lanciato un allarme sulla crescita esponenzionale delle importazioni di prodotti a basso costo acquistati direttamente dai consumatori tramite e-commerce. Nel 2024, l’Unione ha importato 4,6 miliardi di articoli di basso valore, quasi il doppio rispetto ai 2,4 miliardi del 2023 e più del triplo rispetto agli 1,4 miliardi del 2022. In media, ogni giorno entrano in Europa 12 milioni di oggetti low cost.
Come ha risposto Shein alla Commissione UE
Shein, fondata nel 2008 in Cina ma con sede a Singapore, vende prodotti legati al mondo della moda, come vestiti, accessori, scarpe e trucchi. Il suo modello di business viene definito con il termine “fast fashion“, moda ultraveloce che negli ultimi decenni ha rivoluzionato il modo in cui ci vestiamo. Capi a prezzi stracciati, collezioni che si rinnovano a una velocità impressionante e un modello di business basato sull’acquisto compulsivo.
Un portavoce dell’azienda ha dichiarato a Euronews: “Condividiamo l’obiettivo della Commissione di garantire che i consumatori dell’Ue possano fare acquisti online in tutta tranquillità, abbiamo ricevuto la richiesta di informazioni e stiamo lavorando per rispondere prontamente”.
Il colosso cinese del fast fashion Shein si è anche rifiutato di rispondere ai parlamentari britannici in merito alla vendita di prodotti contenenti cotone proveniente dalla Cina, in particolare dalla provincia dello Xinjiang, nota per il lavoro forzato degli uiguri, una minoranza di religione musulmana e di etnia turcofona.
Il brand di fast fashion aveva anche dichiarato di aver riscontrato due casi di lavoro minorile nella sua catena di fornitori nel 2023.
In un’inchiesta pubblicata dall’organizzazione svizzera Public Eye, condotta all’interno degli impianti di produzione dell’azienda situati a ovest del villaggio di Nancun, nell’area di Guangzhou, nel sud della Cina, ha dimostrato che ci sono operai che cuciono vestiti anche per più di dodici ore al giorno, per sei o sette giorni a settimana, e solo un giorno libero al mese.
Shein e Temu intasano il traffico aereo
La rapida ascesa dei due rivenditori di e-commerce fast fashion, Shein e Temu, sta intasando il settore globale del trasporto aereo di merci, come riporta l’agenzia Reuters. I due colossi cinesi sono sempre più in competizione per garantire rapidità nelle consegne ai propri consumatori.
Shein e Temu insieme inviano quasi 600.000 pacchi negli Stati Uniti ogni giorno (recentemente si è aggiunto TikTok Shop) e spediscono quasi tutti i prodotti direttamente dalle fabbriche del paese asiatico indirizzandoli a clienti in tutto il mondo.
Secondo i dati aggregati da Cargo Facts Consulting, Temu spedisce circa 4.000 tonnellate al giorno, Shein 5.000 tonnellate, Alibaba.com 1.000 tonnellate e TikTok 800 tonnellate. Ciò equivale a circa 108 Boeing 777 cargo al giorno, ha affermato la società di consulenza. L’occupazione massiccia di questi voli ha portato a un aumento significativo delle tariffe nel settore dell’aviotrasporto.
Ecco perchè l’Unione Europea ha proposto nuove leggi che imporrebbero dazi doganali più pesanti sulle importazioni a basso costo. Questa iniziativa fermerebbe Temu, AliExpress e Shein, colossi del fast fashion che, con costi di spedizione bassi, convenienti sia per le aziende che per i clienti, hanno trovato la chiave del loro successo. Non hanno fatto i conti, però, con le questioni etiche legate al lavoro forzato o sottopagato, e con quelle ambientali legate all’inquinamento: 2,3 miliardi di articoli importati nell’UE lo scorso anno sono stati trasportati per via aerea.