Dall’anno accademico 2024-25 diventerà un modulo di insegnamento a tutti gli effetti, che riguarderà tutte le diverse Facoltà.
La prima università di Roma si apre sempre più al futuro. Alla Sapienza, infatti, è stato presentato e inaugurato il corso di Scienze della sostenibilità, che dall’anno accademico 2024-25 diventerà a tutti gli effetti un modulo di insegnamento e riguarderà tutte le diverse Facoltà.
Un corso multidisciplinare e in costante aggiornamento anche grazie alle continue novità tecnologiche e non solo, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu e con la necessità di decarbonizzare tutti i settori entro il 2050. Ma anche un modo di avvicinarsi agli interessi dei giovani, più attenti all’ambiente rispetto alle generazioni precedenti, e di fornire loro le giuste competenze per affrontare un mondo in cui i green jobs offriranno sempre più opportunità occupazionali.
La presentazione del corso è stata anche l’occasione per una lezione zero, seguita poi dagli interventi dei presidi di ogni singola Facoltà. “È un corso rivoluzionario, che fa riferimento alla potenzialità che ha Sapienza, con 11 Facoltà diverse, 60 Dipartimenti e 3.500 docenti. Questo significa affrontare tutti i temi e le competenze possibili, sarebbe un grande lavoro far convergere queste competenze in un unico oggetto di relazione che è la sostenibilità” – ha spiegato a TeleAmbiente Livio De Santoli, prorettore alla Sostenibilità dell’Università La Sapienza – “Questo vale per gli studenti: il corso sarà a manifesto di studi, incardinato all’interno di ogni singola Facoltà, e lo studente potrà comporre i moduli secondo le proprie esigenze e scegliendo anche moduli di altre Facoltà. È importante però anche per i docenti: finalmente si confronteranno tra di loro, la sostenibilità deve essere qualcosa di aperto e questo cozza un po’ con la struttura un po’ ingessata delle università di oggi. Questo potrà essere di stimolo per andare avanti sul tema della docenza e della formazione“.
“La sostenibilità ha un campo d’azione infinito. Abbiamo già 1.300 iscritti, questo dimostra che da parte degli studenti c’è una volontà di intraprendere nuove soluzioni, per il loro futuro ma anche per la loro carriera. Undici presidi si alterneranno per dire cos’è, per la loro Facoltà, la sostenibilità. Sono anche curioso di capire, una cosa del genere non si era mai vista” – ha aggiunto il professor De Santoli – “I green jobs bisogna inventarseli, anche se alcuni già ci sono e hanno una certa richiesta. Siamo in un momento di crisi in cui, paradossalmente, i giovani vengono già reclutati in alcune materie, comprese quelle della sostenibilità. I neolaureati in Ingegneria, ad esempio, iniziano a lavorare subito. La sostenibilità è qualcosa di più di un impegno civico, è un impegno di studio che deve entrare nel DNA di ognuno di noi. Il modello culturale che l’università si deve impegnare a fare deve essere completamente diverso dal modello culturale esistente“.