Sanità, solo 13 regioni hanno la 'sufficienza' in assistenza sanitaria. Tra queste anche Umbria e Lazio

Sanità, solo 13 regioni hanno la ‘sufficienza’ in assistenza sanitaria. Tra queste anche Umbria e Lazio

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Solo 13 regioni sono state ‘promosse’ nella capacità di garantire interamente ai cittadini i livelli essenziali di assistenza sanitaria, tra queste anche Umbria e Lazio. In generale, in Italia, le criticità arrivano principalmente dal versante prevenzione

 

In Italia l’assistenza ospedaliera migliora ovunque, si notano progressi per quella territoriale anche se presenta ancora criticità, zoppica invece, ancora molto, la prevenzione. Questo è il bilancio del nuovo report del ministero della Salute
sul Nuovo Sistema di Garanzia, lo strumento per la valutazione della capacità delle Regioni di erogare i livelli essenziali di assistenza sanitaria.

Ancora una volta si conferma una grande variabilità tra le Regioni: solo 13 hanno raggiunto la piena sufficienza nella capacità di garantire interamente ai cittadini
i livelli essenziali di assistenza.

Si tratta di Piemonte, Lombardia, Provincia autonoma di Trento, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Puglia e Basilicata.

Il commento del ministro della Salute Orazio Schillaci

“Il Nuovo Sistema di Garanziaha spiegato il ministro Schillaci rappresenta uno strumento per verificare la capacità delle Regioni di garantire il diritto alla tutela della salute dei cittadini e per indirizzare la programmazione sanitaria a tutti i livelli di governo, per aumentare la qualità, l’efficienza e l’efficacia del servizio sanitario nazionale”.

Come funziona il sistema

Il sistema, misura 88 indicatori, attribuendo a ciascuno di essi un punteggio da 0 a 100, in cui 60 rappresenta la soglia di sufficienza.

Gli ultimi dati presentati al ministero della Salute si riferiscono al 2022 e misurano l’assistenza fornita in ospedale, quella sul territorio e gli interventi di prevenzione, come le vaccinazioni o gli screening.

Americo Cicchetti, direttore generale della ex Direzione generale della programmazione sanitaria del ministero della Salute, ha illustrato il rapporto,

“Questo rapporto – ha detto Americo Cicchetti – ci mostra che le Regioni hanno superato la fase della pandemia e l’ultimo triennio sembra aver portato un miglioramento generalizzato nella capacità di erogazione dei livelli essenziali di assistenza”.

Il miglioramento, però, non riguarda allo stesso modo le tre aree del servizio sanitario né tutte le Regioni.

Migliorano, gli indicatori che misurano il sistema ospedaliero.

Tutte le Regioni, tranne la Valle d’Aosta, raggiungono infatti un punteggio sufficiente, con un valore massimo (98,35) raggiunto dalla P.A. di Trento, seguito da Emilia-Romagna (93,50) e Toscana (92,32).

Il rapporto fotografa la diffusione di buone pratiche nel sistema ospedaliero: crescono per esempio gli interventi per il cancro al seno eseguiti in strutture ad alto volume e quindi a maggiore specializzazione.

Per quanto riguarda l’assistenza sul territorio hanno un punteggio sotto la soglia Valle d’Aosta, Campania, Calabria, Sicilia, Sardegna.

Tuttavia, si notano progressi, in diversi ambiti.

Per esempio calano i ricoveri prevenibili, sintomo di una buona presa in carico sul territorio; aumentano i pazienti che ricevono cure palliative (ne ha avuto accesso il 64,55% dei malati oncologici deceduti per tumore) e migliorano i tempi di soccorso del sistema 118 che, su scala nazionale, si attestano a 19 minuti.

Male la prevenzione

Resta, invece, critica, la situazione della prevenzione, con vaccinazioni, screening oncologici e stili di vita che in molte Regioni fanno passi indietro rispetto agli anni precedenti.

In questo ambito non raggiungono la sufficienza Valle d’Aosta, P.A. Bolzano, Abruzzo, Molise, Calabria, Sicilia, Sardegna.

Ben 12 Regioni nel 2022 hanno inoltre un punteggio peggiore rispetto al
2021.

Relativamente ai singoli indicatori, resta molto da fare nel campo delle vaccinazioni.

Le coperture sono sostanzialmente stabili e solo 5 Regioni (Lombardia, P.A. Trento, Veneto, Emilia Romagna, Campania) hanno un punteggio pieno.

Va peggio sugli screening oncologici: solo 3 Regioni (P.A. Trento, Veneto, Emilia Romagna) raggiungono il 100, con 7 Regioni, tutte al Centro-Sud, sotto la soglia della sufficienza.
Tra gli screening quello che fatica di più ad essere effettuato è quello per il cancro del colon retto che ha un livello di adesione nazionale del 28,23%, con 5 Regioni sotto il 15%. Fanalino di coda di questo ‘particolare’ criterio analizzato è la Calabria con il 2,72%

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