“Il ruolo della sanità per lo sviluppo sostenibile”, Fabrizio Pezzani, professore ordinario dell’Università Bocconi di Milano.

In realtà il termine sostenibilità viene utilizzato con grande vivacità e si accompagna a tutte le operazioni: pubblicità sostenibile, pesca sostenibile, produzioni sostenibili. Quindi è un’idea che così come viene presentata risulta estremamente ambigua e scivolosa.

Il concetto dello sviluppo socioculturale sostenibile implica che non può esserci uno sviluppo sociale sostenibile senza che siano sostenibili anche quello economico ed ambientale.

La sostenibilità dovrà quindi essere declinata secondo i concetti di sostenibilità sociale, economica ed ambientale: tutti e tre questi modelli dovranno essere strettamente connessi.

Il modello di sviluppo socioculturale sostenibile dimostra che il precedente, quello che ci ha incardinato in questo caos, è fallito. Siamo arrivati alla fine di una storia ed è giunta l’ora di comprendere che siamo di fronte a una crisi sociale, culturale, antropologica, non economica.

Il sistema socioculturale fallisce quando non è più in grado di dare risposte risolutive ai nostri problemi: più ci si occupa della politica più peggiora e così anche per economia, finanza, scuola. Più ci si occupa della sanità, più questa tende a mostrare, come abbiamo visto col Covid-19, dei punti limitativi che generano effetti di disuguaglianza per quanto riguarda l’assistenza nei confronti delle persone e della loro dignità.

È evidente che questo modello che ci sta imprigionando in questa asetticità culturale ed intellettuale è arrivato alla fine.

Il primo che ha cercato di capire i cicli storici è stato Giambattista Vico nel 1717, che diceva che la storia si ripete non in modo meccanicistico ma perché l’attore che fa la storia è l’uomo, che è sempre lo stesso, sin dai tempi dell’antica Grecia. È sempre eternamente combattuto tra due passioni estreme: la thanatos, ovvero l’aggressività, e l’eros, la saggezza, che subentra quando il dolore diventa troppo elevato.

Vico diceva anche che ci sono tre tempi: degli dei, degli eroi e dei barbari. Quest’ultimo descrive esattamente il tempo che stiamo vivendo oggi. Per tornare al tempo degli dei interviene la “provvedenza”, che crea catarsi e un nuovo spirito dell’uomo.

Nel 1941 Pitirim Sorokin nel libro “La crisi del nostro tempo” esamina trenta secoli di storia cercando i tratti socioculturali distintivi di ognuno. Il medioevo, ad esempio è una catarsi, una rimodellazione dell’animo umano che nelle abbazie, nei monasteri, nelle immagini sacre riscopre la spiritualità e la creatività: se non ci fosse stato il Medioevo non avremmo avuto il rinascimento.

La cultura di oggi che si trova alla fine di un periodo storico, è la crisi di un modello di carattere tecnico razionale.

Il principio di valutazione di questo modello, in quasi tutti gli aspetti della vita umana, è quello della misurabilità. Noi chiediamo che sia misurato qualsiasi cosa, che sia l’affetto di una madre per un bambino o la felicità di una società attraverso una moltitudine di dati, molti dei quali, sono abbastanza inutili.

Quindi parlare di sviluppo sostenibile vuol dire innanzitutto mettere in discussione il modello dentro cui siamo.

Di Fabrizio Pezzani