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Roma, il Tar respinge i ricorsi contro il termovalorizzatore: ecco perché

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Soddisfatto il sindaco Roberto Gualtieri: “Ora andiamo avanti”. Il Comitato No Inceneritore: “Opposizione a oltranza”.

Il Tar del Lazio ha respinto sei ricorsi di associazioni ambientaliste, comitati di quartiere e Comuni presentati contro il termovalorizzatore di Roma. Nella sentenza, i giudici hanno spiegato che i ricorsi sono destituiti di fondamento.

Il motivo, come spiegano i giudici del Tar, è legato soprattutto alla situazione critica dei rifiuti a Roma, la cui chiusura del ciclo sarebbe garantita proprio dal termovalorizzatore che Roberto Gualtieri ha pianificato di realizzare nella zona di Santa Palomba, al confine tra la Capitale, Ardea e Pomezia. Secondo i giudici, il progetto del termovalorizzatore è attinente con le politiche energetiche, con la valorizzazione di imprese e investimenti e con la necessità di rendere residuale lo smaltimento in discarica.

L’unico ente che avrebbe potuto sollevare un problema di competenze, secondo il Tar, sarebbe la Regione Lazio, che però ha dato l’assenso al termovalorizzatore sia con l’amministrazione passata che con quella attuale di Francesco Rocca. E per quanto riguarda il sito di Santa Palomba, non ci sarebbero fattori escludenti di tutela integrale.

Molto soddisfatto, dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza, il sindaco Roberto Gualtieri: “Eravamo fiduciosi e ora andiamo avanti rispettando i tempi previsti. Roma avrà finalmente il termovalorizzatore e tutti gli altri impianti necessari per raggiungere l’autosufficienza e chiudere il ciclo dei rifiuti. Così, potremo poi migliorare in modo strutturale anche la qualità della raccolta. Una città senza termovalorizzatore è una città che inquina ed emette CO2“.

Di tutt’altro tenore la reazione del Comitato No Inceneritore: “Una sentenza politica, dettata dal fronte unico dell’incenerimento. Oggi inizia una nuova fase, quella dell’opposizione a oltranza, ancora più radicale e intransigente verso tutti i sostenitori del mega impianto che condanna a morte un intero territorio abitato da decine di migliaia di persone, vittime di una barbarie ambientale senza precedenti, di un abominio giuridico e di una politica senza scrupoli“.

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