“La mia presenza qui oggi è per portare la mia voce in rappresentanza, come sempre, di coloro che voce non hanno, che purtroppo sono gli ultimi, come anche in questo caso”, Ilaria Cucchi.
“Non si può processare un’associazione che per anni ha lavorato per contrastare la violenza”, il mondo dei centri antiviolenza si stringe attorno a Lucha Y Siesta, una realtà che ospita donne vittime di violenza da 15 anni, il cui valore sociale è ormai riconosciuto dalle istituzioni, ma che nasce dall’occupazione di un locale sito in via Lucio Sestio, a Roma, di proprietà di Atac.
Proprio dalla denuncia di Atac nel 2021 è partito il procedimento che oggi vede imputata la presidente di Lucha, il cui nome non è stato divulgato dall’associazione perché, affermano le attiviste: “si tratta di una delle tante donne che gravitano attorno al centro. Siamo tutte sotto attacco”.
In un presidio di fronte al tribunale di Roma è stata attesa la sentenza, rimandata al prossimo 26 aprile. Obiettivo di Lucha y Siesta, sostiene l’avvocata della associazione, Federica Brancaccio, non è mai stato quello di occupare un immobile, bensì di dare una risposta alle centinaia di donne che si ritrovano nella condizione di dovere scappare da casa senza avere un posto in cui essere protette. E molte esponenti politiche in piazza si sono impegnate per sostenere Lucha Y Siesta.
Chiara Franceschini, attivista di Lucha y Siesta, ha dichiarato a TeleAmbiente: “Oggi ci troviamo qua (davanti il tribunale di Roma n.d.r.) e lo troviamo assurdo perché non si può processare l’antiviolenza, non si può processare un’associazione che per anni ha lavorato per contrastare uno dei fenomeni più dilaganti di questa epoca.”
Ilaria Cucchi, senatrice di Sinistra Italiana, ha dichiarato ai microfoni di TeleAmbiente: “La mia presenza qui oggi è per portare la mia voce in rappresentanza, come sempre, di coloro che voce non hanno, che purtroppo sono gli ultimi, come anche in questo caso. Se siamo qui oggi, possiamo tranquillamente dire che è per il frutto del fallimento delle istituzioni, che abbandonano le vittime, abbandonano gli ultimi, non solo, abbiamo associazioni che, di fatto, si sostituiscono allo stato là dove ci sono delle carenze. Io rivolgo un appello a tutti coloro che hanno il dovere di non abbandonare gli ultimi, che purtroppo sono e saranno sempre di più.”