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Cosa è successo nel Centro Enea Casaccia a Roma. Costa (M5S): “Il Ministro faccia chiarezza”

Cosa è successo nel Centro Enea Casaccia a Roma. Costa (M5S): "Il Ministro faccia chiarezza"

L’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare ha avviato un’ispezione per ricostruire quanto accaduto al Centro Enea Casacci. Il ministero dell’Ambiente: “Non è stato un incidente nucleare”.

“Quanto accaduto al centro Enea Casaccia è allarmante e preoccupante”. Queste le parole del vicepresidente della Camera Sergio Costa dopo aver appreso la notizia di quanto accaduto lo scorso al Centro di ricerca Enea Casaccia, alle porte di Roma.

Un lavoratore è stato sottoposto a controlli dopo che nel suo corpo è stato rilevato un valore di radioattività, con tracce di plutonio, superiore alla norma. Le prime verifiche escludono rischi per la sua salute e contaminazioni all’ambiente esterno. Ma la sua situazione resta monitorata, e sono in corso accertamenti per scoprire cosa è successo.

La notizia è esplosa nel corso di un’interrogazione parlamentare di deputati del Pd al ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto. I parlamentari, citando “notizie di stampa”, chiedevano informazioni circa il fatto che “presso l’ex sito nucleare di Casaccia, gestito dalla Sogin, alle porte di Roma, nei giorni scorsi un operaio sarebbe risultato colpito da contaminazione da plutonio“.

La contaminazione da plutonio, che ha coinvolto anche un operaio, ci riporta ad anni passati che non vogliamo rivivere. La sostanza pare essere stata rilevata in quantità fino a mille volte superiore ai limiti. Il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin deve fare chiarezza. Come Movimento 5 Stelle presentiamo immediatamente un’interrogazione e vogliamo sapere anche perchè la notizia è stata taciuta per molti giorni“, afferma il vicepresidente della Camera Sergio Costa. E aggiunge: “Il governo parla tanto di energia nucleare, come se fosse semplice quanto accendere l’interruttore della luce. Addirittura vogliono compiere in fretta questa trasformazione, con atti governativi e gruppi di studio scelti nelle stanze ministeriali. Siamo di fronte a un tema estremamente serio, e quanto accaduto alle porte di Roma non fa altro  che sottolinearlo. Il ministro venga a rispondere e a riferire ai parlamentari e ai cittadini tutti”.

“Apprendiamo, ancora una volta dell’ennesimo incidente sul lavoro ai danni di un operaio nel centro ricerche Enea Casaccia. Sembrerebbe che il lavoratore, nell’espletamento del proprio servizio, sarebbe stato contaminato da scorie di plutonio con il superamento, in un colpo, del limite di dose annuale prescritto dalla normativa. L’attività di monitoraggio ha confermato l’avvenuta contaminazione ‘interna’- ricorda Attilio Bombardieri, segretario generale della Uil Rua – Come se il fatto di aver evitato il ‘disastro ambientale’ fortunatamente potesse bastare per spegnere i riflettori sull’accaduto”. La Uil Rua ribadisce “l’importanza di investire sulla sicurezza sul lavoro che rappresenta uno dei tanti temi posti a fondamento dello sciopero. In qualità di organizzazione sindacale impegnata già da anni nella campagna Zero Morti sul Lavoro sentiamo il dovere e l’esigenza di proseguire nella campagna di sensibilizzazione sulla sicurezza sul lavoro, troppo spesso ancora sottovalutata, affinché episodi di questo genere non si verifichino più”.

La risposta del ministero dell’Ambiente: “Non è stato un incidente nucleare”

A fronte delle notizie che sono circolate in quanto avvenuto presso lo stabilimento di Casaccia, il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica ha affermato che “non si è trattato, come da alcuni erroneamente affermato, di un incidente nucleare, ma di un evento anomalo specifico avvenuto durante le fasi di esercizio dell’attività dell’impianto”. E ha aggiunto: “Non appena il Mase è venuto a conoscenza dell’episodio ha attivato le Direzioni competenti e chiesto rassicurazioni sullo stato di salute della persona, che risulta essere tornata in servizio. Tali attività, codificate e svolte da anni vengono eseguite secondo procedure di sicurezza consolidate. Il ministro e il ministero seguono con attenzione gli sviluppi della vicenda, in contatto con l’Ispettorato nazionale per le Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione, Enea e Sogin per verificare gli effetti di quanto accaduto. Ciò che sta a cuore prioritariamente a questo Dicastero  è che siano assicurate condizioni di piena sicurezza per tutti i lavoratori operanti nell’impianto”.

Dal 2003 il laboratorio è stato passato in gestione alla Sogin, la società pubblica che si occupa dello smantellamento degli impianti nucleari. Anche la Sogi ha evidenziato che non vi è stato alcun “incidente nucleare e ogni informazione circolante in tal senso è destituita di fondamento”, come precisa in una nota. E aggiunge: Il 21 novembre scorso, nel corso di attività di gestione di rifiuti radioattivi all’interno dell’impianto Plutonio, che si trova nel centro Enea di Casaccia, è stato riscontrato un evento di ‘contaminazione interna’ di un dipendente con potenziale superamento dei limiti di dose annuale prescritti dalla normativa”. Sogin “ha subito informato di quanto accaduto tutte le Autorità competenti. Sono state immediatamente attivate le procedure previste dalla legge finalizzate a tutelare la salute dei lavoratori, così come avviene ordinariamente”. “I monitoraggi effettuati e conclusi oggi pomeriggio registrano valori confortanti. Sogin continuerà a monitorare la situazione nel rispetto delle procedure previste. Sogin esclude categoricamente che vi sia stata qualsiasi contaminazione dell’ambiente esterno“, si conclude.

Enea: “A Casaccia quantità minime di plutonio”

“Non sappiamo con precisione cosa sia successo, perché l’impianto Plutonio è gestito da Sogin ai fini del suo smantellamento. Possiamo immaginare che in queste attività, un lavoratore sia accidentalmente entrato in contatto con plutonio e possa essere rimasto contaminato. Si tratta di un materiale molto radioattivo, ma le quantità in Casaccia sono minime”. Lo dichiara all’ANSA il direttore del Dipartimento nucleare di Enea, Alessandro Dodaro. Dodaro spiega che “i livelli di indagine sono talmente accurati che a volte si procede a controlli anche per quantità minime e non pericolose per la salute. Nostri dipendenti sono stati controllati per la presenza di uranio nelle urine dovuto all’uso di acqua di fonte dei Castelli Romani, che non ha mai fatto male a nessuno“. I lavoratori che hanno a che fare con materiali radioattivi sono sottoposti a tre tipi di controlli: “C’è il cosiddetto ‘mani – piedi’ quando si esce dalle zone con rischio di contaminazione, per verificare la presenza di materiale radioattivo su mani e piedi. Poi c’è il ‘dosimetro’, che misura l’energia rilasciata dalle radiazioni nel corpo. Infine si misura la radioattività presente nelle feci e nelle urine, per verificare se anche minuscole quantità di materiale radioattivo sono state ingerite o inalate“.