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I giudici hanno motivato la loro decisione con la formula della presunzione di conoscenza: ecco di cosa si tratta.

Roma, città delle buche, sull’asfalto delle carreggiate e lungo i marciapiedi. Non è di certo una novità, ma è anche il motivo per cui il Tribunale civile della Capitale sta respingendo tantissime richieste di risarcimento da parte di cittadini che, cadendo nelle voragini, riportano danni fisici più o meno seri. Lo dimostra, ad esempio, il caso di Raffaella Lebboroni: l’attrice, tre mesi fa, era caduta a Trastevere a causa di una buca, rimanendo per tutta l’estate con un piede ingessato.

Come scrive La Repubblica, il marito dell’attrice, il regista Francesco Bruni, ha rivelato cosa è accaduto dopo: il Tribunale civile, sulla base della presunzione di conoscenza, ha respinto ogni richiesta di risarcimento. Un principio decisamente singolare, che in pratica potrebbe essere tradotto così: se cadi vicino casa, in una strada che conosci bene, dovresti sapere che c’è una buca e quindi la colpa è tua. E spiegato ancora meglio dal regista: “In pratica, se tu sei delle Prenestina e cadi in una buca a Trastevere, ok. Ma se sei di Trastevere, ciccio, lo dovresti sapere che lì c’è una buca. Come se poi le buche fossero elemento immutabile del paesaggio urbano“.

Non mi rassegno. Faremo causa, anche perché la buca in cui sono caduta poi è stata coperta. E in quella stessa buca è caduta un’altra signora” – ha spiegato Raffaella Lebboroni – “La situazione è assurda. Non conosco a memoria le buche sotto casa? Forse avrei dovuto rompermi il piede a Centocelle“.
Guai, però, a considerare solo le buche nei pressi della propria abitazione. Un’altra sentenza, di fatto, ha esteso la presunzione di conoscenza anche alla zona del luogo di lavoro.