Il punto di Nello Musumeci, ministro per la Protezione Civile e le Politiche del Mare, e di Francesco Violo, presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi.
La crisi bradisismica in atto ai Campi Flegrei fa tornare alla ribalta il tema della preparazione dell’Italia di fronte al rischio sismico. Gran parte del nostro territorio nazionale presenta una sismicità media o alta, un’ulteriore insidia se si considera il rischio idrogeologico che copre oltre il 90% dei Comuni e anche l’età avanzata di buona parte del nostro patrimonio immobiliare, costruito senza criteri antisismici moderni.
Ne ha parlato, recentemente, anche Nello Musumeci, ministro per la Protezione Civile e le Politiche del Mare. “Una persona informata è una persona consapevole ed è il primo atto da compiere per l’autoprotezione. Ognuno deve improntare responsabilmente la propria condotta: se senti la scossa e prendi subito la macchina, e nel giro di quarto d’ora ci sono 5.000 veicoli, è chiaro che il piano di evacuazione va a farsi benedire, perché le strade devono essere lasciate libere per i mezzi di soccorso” – le parole di Musumeci – “In passato non c’è stata una campagna costante, seria, diffusa e capillare di comunicazione. Non abbiamo la netta percezione dell’entità del rischio e della sua evoluzione, finché la terra non trema. Questo è un grande errore e un grande limite. Tutti abbiamo paura quando la terra trema, ma dovremmo ormai essere abituati da secoli: vediamo di trasformare la paura in consapevolezza. Più il cittadino è informato, maggiore sarà la capacità di autodifesa”.
Una voce autorevole sul tema è senza dubbio quella di Francesco Violo, presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi. “L’Italia è ad alto rischio sismico, abbiamo tante aree ed elevato rischio sismico. La Sicilia e la Calabria hanno un record di magnitudo di terremoti nel passato: il più forte di tutti è stato quello di Noto del 1693, poi il terremoto di Messina e Reggio Calabria del 1908 che ha causato circa 100.000 morti con una magnitudo di 7.1” – spiega Violo – “Bisogna lavorare sulla prevenzione perché i terremoti non si possono prevedere. Occorre l’adeguamento sismico su edifici pubblici e privati, ma anche andare avanti sugli studi di microzonazione sismica, che permettono di mappare il territorio e individuare le aree in cui l’amplificazione sismica può essere maggiore“.