Rifò, è il brand di moda circolare made in Italy che rigenera vecchi indumenti dando vita a nuovi capi.
Lo stesso nome “Rifò” è un’inflessione toscana del verbo “rifare” che rispecchia in pieno l’attività dell’azienda, selezionata tra i finalisti per la categoria “circular economy” dei Sustainable Fashion Awards 2022 i premi della moda sostenibile, creati dalla Camera nazionale della moda italiana (CNMI).
Prodotti a km zero, utilizzo di fibre rigenerate, un’alternativa alla cosiddetta fast fashion, ovvero la moda veloce, come ci spiega il founder di Rifò Niccolò Cipriani.
“Rifò nasce con l’obiettivo di riprendere la tradizione di Prato, valorizzando i vecchi indumenti e trasformandoli in nuova fibra e in un nuovo filato. Questo impegno nasce soprattutto per creare un’alternativa alla fast fashion, quindi ad un consumo senza limiti di risorse naturali, prodotti chimici, coloranti e anche delle persone, per produrre qualcosa che ha poco valore e che dopo pochissimo tempo buttiamo via. L’idea – continua Cipriani – è di ripartire la tradizione per creare un modello circolare dove gli scarti dall’industria oppure vecchi indumenti li trasformiamo in filato e creiamo un nostro capo che potrà essere riciclato di nuovo e che racconta anche una storia.”
Il founder di Rifò parla inoltre di come poter risolvere il problema dello spreco di risorse, non solo preferendo la moda sostenibile alla fast fashion, ma anche acquistando meno: “Sicuramente dobbiamo stare attenti alla moda usa e getta perché spreca molte risorse. Per produrre un jeans, ad esempio, servono almeno 3000 litri di acqua, che è ciò che una persona beve in circa due anni e mezzo di vita. Usare materiali riciclati o second hand può essere una soluzione, ma è fondamentale acquistare meno. Risolvere il problema – conclude Cipriani – è sì avere processi produttivi più sostenibili ma anche utilizzare il più possibile da ciò che acquistiamo, senza restare attratti dalle offerte sottocosto che ci portano ad un acquisto di cui non abbiamo bisogno.”