Sequestrato un terreno agricolo in provincia di Taranto, utilizzato da alcuni degli arrestati nel precedente blitz dello scorso 5 febbraio. In quell’area erano stati interrati diversi tipi di rifiuti industriali speciali.
Nuovo blitz dei carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico (NOE) contro il traffico e lo smaltimento illecito dei rifiuti nel Sud Italia. Su disposizione della Procura della Repubblica e della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, infatti, i militari hanno scoperto e sequestrato una discarica abusiva in un terreno agricolo a Fragagnano (Taranto), in uso ad alcuni degli arrestati nel corso del precedente blitz di inizio febbraio.
Grazie ad alcuni scavi nel terreno, i carabinieri del NOE sono riusciti a scoprire, a una profondità di circa cinque metri, svariate tonnellate di rifiuti, in gran parte scarti di lavorazioni industriali e scarti derivanti dalle operazioni di recupero della frazione indifferenziata di rifiuti urbani. Anche in questo caso, le indagini hanno permesso di accertare come quei rifiuti fossero dello stesso tipo e della stessa provenienza (Campania) di quelli scoperti nelle operazioni di inizio febbraio. A confermarlo, anche alcune etichettature presenti sui rifiuti stessi. Inevitabile, a quel punto, il sequestro dell’area, che si estende per circa 10 mila metri quadrati. Si attendono ora la caratterizzazione dei rifiuti rinvenuti e gli esiti delle analisi sul suolo, che dovranno verificare l’eventuale inquinamento ambientale.
Il sequestro del terreno in provincia di Taranto rientra nello stesso ambito di indagini che avevano portato a diversi sequestri (tra cui beni mobili e immobili per un valore totale di circa un milione di euro), con nove persone arrestate e ben 34 indagate, lo scorso 5 febbraio. In quell’occasione, i carabinieri del Gruppo per la Tutela dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica di Napoli, sempre su disposizione del gip di Lecce e su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, avevano compiuto massicce operazioni in varie province del Centro e del Sud Italia (Bari, Taranto, Trani/Barletta, Brindisi, Caserta, Napoli, Avellino, Cosenza, Matera, Campobasso, Viterbo e Potenza).
Nel mirino degli inquirenti, un complesso sistema imprenditoriale che puntava a smaltire illecitamente, e a basso costo, rifiuti urbani e industriali provenienti principalmente, ma non solo dalla Campania, e portati in altre Regioni del Sud. Le nove persone arrestate a inizio febbraio sono accusate, a vario titolo, di associazione a delinquere, attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, impedimento al controllo e gestione illecita di rifiuti. Tra gli arrestati non solo alcuni imprenditori e gestori di società, ma anche autisti, organizzatori dei trasporti e intermediari. Le indagini erano partite nel giugno 2023 ed erano state condotte, almeno nelle fasi iniziali, dai carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico (NOE) di Napoli, Lecce e Bari.
Secondo l’accusa, l’organizzazione aveva avviato uno smaltimento illecito di rifiuti speciali industriali che, invece di essere conferiti in siti di smaltimento o recupero autorizzati, venivano portati in varie Regioni del Sud dove venivano poi interrati o accatastati in capannoni abbandonati. Il tutto, con false classificazioni sul tipo di rifiuti e con false documentazioni attestanti l’origine e la destinazione. Una volta portati illecitamente in altre Regioni, quei rifiuti spesso venivano abbandonati o anche bruciati, con gravi rischi per l’ambiente e per la salute dei cittadini, perfino in aree di particolare pregio naturalistico.
Oltre agli arresti e alle denunce, lo scorso 5 febbraio erano scattati diversi sequestri: capannoni industriali, terreni, automezzi e sedi di tre società di trattamento e recupero di rifiuti nelle province di Napoli, Avellino, Viterbo, Taranto e Cosenza. Sempre nel precedente blitz, il valore dei vari beni posti sotto sequestro ammontava a circa un milione di euro, ritenuto il frutto delle varie attività illecite contestate. Il nuovo sequestro dei giorni scorsi, a Fragagnano, dimostra che le indagini proseguono anche per accertare nuove violazioni e scongiurare nuove, possibili contaminazioni ambientali.