La filiera dei rifiuti tessili urbani sbarca ad Ecomondo. Ecco come funziona

La raccolta dei rifiuti tessili è obbligatoria in Italia dal primo gennaio 2022. Ma come funziona la filiera? A spiegarcelo Andrea Fluttero, presidente UNIRAU. 

La filiera dei rifiuti tessili urbani sbarca a Ecomondo. Quest’anno, alla fiera per la transizione ecologica che si è tenuto dal 7 a 10 novembre a Rimini Fiera, uno spazio espositivo UNIRAUARIU con visite guidate per scoprire che fine fanno i rifiuti tessili urbani e conoscere meglio la filiera che li raccoglie e valorizza evitando che vadano in discarica.

UNIRAU (Unione imprese raccolta riuso e riciclo abbigliamento usato) fa parte di Assoambiente, storica unione di associazioni che rappresenta il mondo industriale ed imprenditoriale della gestione della gestione rifiuti, impianti e bonifiche.

Obiettivo dell’iniziativa è stato quello di far conoscere una filiera industriale nazionale che opera con successo nella raccolta, selezione, preparazione al riuso e al riciclo degli abiti usati e dei rifiuti tessili urbani: nel 2021 sono state raccolte e trattate dall’intero settore oltre 154mila tonnellate.

“Normalmente le cooperative che fanno la raccolta vengono pagate con la proprietà del materiale. In questo caso la cooperativa vende quello che ha raccolto ad aziende specializzate chiamate ‘aziende della selezione’. Queste separano prima i rifiuti per tipologia di prodotto, senza guardare alla qualità. Successivamente questi lotti omogenei di materiale vengono passati verso tunnel di igienizzazione, per essere poi avviati ad una seconda fase di selezione dove gli operatori dividono e scelgono (prima, seconda, terza scelta) per essere poi indirizzati al mercato del riuso o nei negozi del vintage.spiega a TeleAmbiente Andrea Fluttero Presidente di UNIRAUQuello che non è riusabile viene ulteriormente separato per tipo di materiale, quindi cotone, lana, e, da questi lotti, altre tipologie di aziende ottengono, ad esempio nel caso del cotone, del pezzame, ovvero stracci per industrie. Dai jeans non usabili si ottengono materiali per imbottiture o fonoassorbenti. Una serie di utilizzi, quindi, meno pregiati, ma che servono a ridurre costi e smaltimento finale in discarica che si aggira tra un 3% e 5% di materiali che non sono diversamente riutilizzabili“.

Inoltre, la raccolta e seleziona dei rifiuti tessili è obbligatoria in Italia dal 1° gennaio 2022 e in attesa della prossima introduzione del regime di EPR (Responsabilità Estesa dei Produttori).

Il presidente di UNIRAU ci ha spiegato anche la differenza di dove gettare gli abiti usati se abbiamo intenzione di donarli o se vogliamo destinarli a riciclo.