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Rifiuti tessili, raggiunto accordo UE su nuove misure per ridurre il fast fashion

Parlamento europeo e Consiglio hanno raggiunto un accordo provvisorio su nuove misure per prevenire e ridurre i rifiuti tessili in tutta l’UE. Cosa prevede.**Cesto di tessuti usati e scarti tessili. Rifiuti del fast fashion, problema ambientale.**

Parlamento europeo e Consiglio hanno raggiunto un accordo provvisorio su nuove misure per prevenire e ridurre i rifiuti tessili in tutta l’UE. Cosa prevede.

La Commissione europea accoglie con favore l’accordo provvisorio raggiunto tra Parlamento e Consiglio europei sulla revisione della direttiva quadro sui rifiuti. L’obiettivo delle nuove norme è quello di rafforzare l’economia circolare nell’Ue, introducendo regole armonizzate per il settore tessile.

Dopo l’approvazione formale da parte delle due istituzioni, gli Stati membri avranno 20 mesi per recepirla. L’accordo provvisorio stabilisce poi norme armonizzate sulla responsabilità estesa del produttore (Epr) per i produttori tessili e i marchi di moda: saranno ritenuti responsabili dei loro rifiuti e saranno tenuti a pagare una tariffa per contribuire a finanziare la raccolta e il trattamento dei rifiuti, che dipenderà da quanto circolare e sostenibile sarà la progettazione del loro prodotto.

I co-legislatori hanno concordato di affrontare la sovrapproduzione di rifiuti tessili e le pratiche di ultra-fast e fast fashion, per impedire lo scarto di prodotti tessili prima che raggiungano la loro potenziale durata di vita. .L’accordo provvisorio include tutte le aziende, comprese le più piccole, nell’ambito dei regimi di responsabilità estesa del produttore.

Le norme contrastano anche le esportazioni illegali di rifiuti tessili, imponendo la selezione prima della spedizione per distinguere tra materiali riutilizzabili e rifiuti, consentendo l’export solamente delle esportazioni gestite in modo ambientalmente sostenibile.

Anche in tema di sprechi alimentari ci sono buone notizie. I negoziatori hanno concordato di introdurre obiettivi vincolanti di riduzione da raggiungere a livello nazionale entro il 31 dicembre 2030: il 10% nella lavorazione e produzione alimentare e il 30% pro capite nel commercio al dettaglio, nei ristoranti, nei servizi di ristorazione e nelle famiglie.

Dal regolamento Ecodesign al passaporto digitale, tutte le nuove norme UE del settore tessile

Nel 2020 la quantità di rifiuti tessili ha sfiorato 7 milioni di tonnellate (ossia 16 chilogrammi per cittadino europeo), con meno di 2 milioni raccolti separatamente.

Le nuove norme istituiscono la responsabilità estesa del produttore (EPR), attraverso la quale i produttori di prodotti che, una volta utilizzati, potrebbero essere considerati rifiuti, sono sottoposti ad alcuni obblighi al fine di promuoverne la riduzione e migliorarne il riutilizzo, il riciclaggio e il recupero. Anche in questo caso in Italia è già stata introdotta, ma solo sulla carta.

Tra le altre normative che sono state approvate dall’Unione europea nel corso del 2024 c’è anche il regolamento Ecodesign che introduce il divieto diretto di distruzione di prodotti tessili e calzature invendute.

Tra le novità del regolamento anche entro il 20230 il passaporto digitale di cui dovrà essere dotato ogni prodotto tessile venduto nei suoi confini.  “ESPR ha un obiettivo fondamentale, quello di far evolvere l’economia europea, fondata sull’usa e getta, e trasformarla in un’economia circolare. L’ESPR si fonda su un nuovo strumento tecnologico che già esiste per altro, ovvero il passaporto digitale. Si tratta di un contenitore di informazioni che non può essere modificato, quindi non ci saranno più, come adesso, affermazioni che non possono essere controllata. Ci sarà più trasparenza e meno greenwashing”, ha spiegato a TeleAmbiente Daniele Rozzoni, Chief Development Officer presso Knobs.

Ciascun prodotto tessile dovrà essere dotato di un’etichetta, un QR code o un codice a barre, che, una volta scansionato, darà accesso ad informazioni circa le caratteristiche di sostenibilità e riciclabilità del capo, nonché il suo processo di produzione e la sua provenienza. Particolarmente importanti saranno poi le informazioni relative all’impatto ecologico, come i dati sull’impronta di carbonio del prodotto.

Tra i motivi per cui si è arrivati a regolarizzare la raccolta differenziata degli abiti usati c’è sicuramente l’impatto ambientale generato dalla quantità e dagli sprechi legati all’industria dell’abbigliamento e dei tessuti, specie quando si tratta di fast fashion.