Rifiuti tessili, scatta l’obbligo della raccolta differenziata. Ma come sono messi i comuni italiani?

In Italia è già scattato l’obbligo di differenziare i rifiuti come abiti, scarpe, lenzuola e altro. Ma nei comuni italiani com’è la situazione? Che fine ha fatto poi il decreto End of Waste? Intervista all’onorevole Emma Pavanelli (M5S).

Dal 1 gennaio 2022 in Italia è scattato l’obbligo della raccolta differenziata dei rifiuti tessili, anticipando la normativa europea che prevede l’attivazione della raccolta separata di questo tipo di rifiuto a partire dal 2025. Ma la situazione nei comuni italiani qual è al momento?

“Non sta succedendo proprio nulla. Credo che ad oggi nessun sindaco abbia recepito quest’obbligo. – spiega a TeleAmbiente Emma Pavanelli, Portavoce M5S Camera dei deputati Commissione attività produttive – Quando si parla del tessile si fa riferimento ad abbigliamento, ma anche ad accessori, borse, scarpe e tessile casalingo. Ci sono questi cassonetti dove c’è scritto di gettare solo abiti in buono stato. Ovviamente esiste il recupero del tessile per mercati o usato. Ma non c’è la reale raccolta del tessile. I cittadini se hanno un capo rotto anziché metterlo in quei cassonetti lo mettono in quello dell’indifferenziato“.

Che fine ha fatto il decreto End of Waste?

End of Waste“, in italiano significa “cessazione della qualifica di rifiuto“, un processo attraverso il quale un rifiuto smette di essere tale, per mezzo di procedure di recupero, ed acquisisce invece lo status di prodotto.

Da anni si è in attesa di una direttiva, pronta nella scorsa legislatura ma non più pubblicata con la caduta del governo, il decreto End of Waste per il tessile che favorirebbe il settore e l’economia circolare.

“Il decreto End of Waste è fondamentale per il tessile perchè in Italia abbiamo imprese che hanno creato una filiera per il recupero e il riciclo del tessile, ma senza questo decreto di ricevere denunce per traffico di rifiuti, quando poi questi imprenditori fanno una vera economia circolare. – afferma l’onorevole Pavanelli – Questo è il problema in Italia considerando che a Prato, da quasi 200 anni, si ricicla tessile. Un’industria storica del nostro paese che andrebbe incentivata, migliorata e duplicata in altre regioni e che oggi lavora tantissimo grazie alle leggi di altri paesi. Ad esempio, l’ultima legge alcuni anni fa in Francia sull’obbligo del recupero e riciclo del tessile di post consumo”.