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Riciclo, si può dare nuova vita ai coloranti delle bottiglie in plastica?

Riciclo, si può dare nuova vita ai coloranti delle bottiglie in plastica

Si possono riciclare i coloranti di una bottiglia di plastica? I ricercatori dell’Università di Utrecht stanno sperimentando nuove tecniche per riutilizzarli.

Il riciclo della plastica è una pratica virtuosa adottata da molti Paesi, Italia compresa, che consente di recuperare il materiale oggetto del processo di riciclaggio per dargli nuova vita.

Secondo i dati Ue, il riciclo è il secondo metodo più utilizzato per trattare i rifiuti in plastica dopo l’incenerimento per ricavarne energia. Imballaggi e bottigliette quindi, attraverso un processo che parte dalla raccolta differenziata, possono essere riutilizzate nel ciclo produttivo.

Tra gli scaffali del supermercato però, è pieno di plastica colorata. Bottiglie in PET e flaconi dei colori dell’arcobaleno riempiono interi reparti dei negozi, pronte ad attirare il consumatore. Ma cosa succede ai coloranti una volta che la bottiglia vuota finisce nell’impianto di riciclaggio?

È la domanda che si sono posti all’Università di Utrecht, nei Paesi Bassi, dove il professor Bert Weckhuysen vuole sviluppare un metodo per riciclare anche questa componente del prodotto. Attualmente, infatti, a queste sostanze non succede granché: la maggior parte di essi si perde nelle operazioni di riciclo o perché spesso la plastica viene bruciata.

Secondo Weckhuysen, questa è un’opportunità mancata: “I coloranti e altri additivi conferiscono alle bottiglie in PET le loro proprietà desiderabili e quindi il loro valore”, spiega. “Queste molecole sono spesso costose da produrre e hanno un impatto ambientale significativo. E se potessimo recuperare quei coloranti e riutilizzarli, proprio come intendiamo fare con la plastica stessa?”.

Per i successivi cinque anni, Weckhuysen potrà esplorare le modalità di riciclo dei coloranti nelle plastiche, grazie alla sovvenzione di Circular Plastics NL. Attraverso la collaborazione con gli operatori del settore Holland Colours e CuRe Technology, il team di ricerca mira a sviluppare sia tecnologie che consentono di recuperare i pigmenti inorganici, che i coloranti organici dai poliesteri.

Riciclare i coloranti delle bottiglie in PET, a Utrecht si cerca un metodo ecologico

Riciclare i coloranti richiede una revisione dell’attuale processo, che implicherebbe l’uso di solventi per estrarre il colore. La maggior parte di questi, però, sono dannosi per l’ambiente. Per questo, il team dell’Università di Utrecht sta adottando un metodo diverso: “Stiamo optando per solventi più ecologici ricavati da rifiuti organici, rendendo l’intero processo più sostenibile”.

C’è già la tabella di marcia. Prima le bottiglie in PET colorate vengono sciolte in solventi di origine biologica, separando i coloranti dai polimeri. Poi, tramite la spettroscopia si determina quali sono ancora utilizzabili. Infine, le molecole utilizzabili vengono quindi filtrate per il riutilizzo. “È un processo di raffinamento”, spiega Weckhuysen. “Ogni colorante utilizzabile che recuperiamo è un altro passo avanti verso un sistema completamente circolare”.

L’obiettivo finale della ricerca è sviluppare una tecnica da portare sul mercato, per rendere ancora più circolare il riciclo delle bottiglie in PET dando nuova vita anche ai coloranti che le compongono.

“Sarebbe fantastico se potessimo produrre prodotti utilizzando coloranti recuperati”, afferma Jules Roelofs, Responsabile dell’innovazione globale di Holland Colours. “Il nostro obiettivo finale è il 100% di riutilizzabilità. Estraendo i coloranti dalla plastica, possiamo non solo riutilizzare i coloranti, ma anche preservare la qualità della plastica, consentendone il riciclaggio più frequente”.

Inquinamento da plastica, il riciclo non basta più (?)

Nonostante gli impegni sul riciclo e i progressi della ricerca per un’economia circolare che comprenda davvero tutte le componenti, l’inquinamento causato da questo materiale è ormai una vera e propria emergenza globale.

Per limitare i danni agli ecosistemi ed evitare che il fenomeno peggiori, bisognerebbe ridurre drasticamente il consumo di plastica (e la sua produzione). A livello globale, gli sforzi fatti finora dal summit dell’Unep per un Trattato globale e vincolante sul tema non hanno avuto il risultato sperato, visto che nell’ultimo incontro è stato deciso di rinviare ad un altro ciclo di riunioni il problema.

Secondo l’OCSE, senza drastiche azioni globali, entro il 2040 la quantità di plastica negli oceani è destinata a raddoppiare.

Dal canto suo, l’Europa sta cercando di porre rimedio al problema, vietando il monouso e promuovendo il riutilizzo degli imballaggi. Gli obiettivi stabiliti dalla nuova direttiva – soprattutto per il riuso – dovranno essere raggiunti dagli Stati membri entro il 2030.