In Gran Bretagna l’ultima centrale a carbone, Ratcliffe-on-Soar, spegne le turbine dopo 57 anni, segnando la fine dell’era del carbone e un passo decisivo verso la transizione energetica.
Dopo 57 anni di attività, il Regno Unito ha segnato un passo storico con la chiusura definitiva della sua ultima centrale a carbone, situata a Ratcliffe-on-Soar, nel Nottinghamshire.
Questo evento segna la fine di un’era per il paese che ha dato origine alla rivoluzione industriale, e rappresenta una svolta simbolica nel cammino verso la decarbonizzazione.
Anche se il carbone continua a essere una fonte energetica rilevante a livello globale, il Regno Unito, che ha fatto largo uso di questo combustibile per oltre un secolo, ha ufficialmente chiuso il capitolo del carbone nella sua storia energetica.
La centrale di Ratcliffe-on-Soar era in funzione dal 1967 ed è stata, per gran parte della sua esistenza, una presenza iconica nelle Midlands inglesi. Con le sue imponenti torri di raffreddamento e un camino che si staglia a quasi 200 metri di altezza, l’impianto era ben visibile a chilometri di distanza, specialmente da chi viaggiava in auto o in treno nella zona.
Oltre a essere un simbolo del progresso industriale, nel corso degli anni è diventato anche il bersaglio di proteste ambientaliste, in particolare nel 2009, quando attirò l’attenzione per le sue alte emissioni di anidride carbonica, stimate tra 8 e 10 milioni di tonnellate all’anno, equivalenti a quelle prodotte da circa 2 milioni di automobili.
Negli ultimi anni, tuttavia, il ruolo della centrale era stato notevolmente ridotto. Ratcliffe-on-Soar veniva utilizzata principalmente per soddisfare la domanda energetica nei momenti di picco, a causa della progressiva riduzione del ricorso al carbone in favore di fonti rinnovabili e gas naturale. Questo processo di riduzione ha avuto inizio già da un decennio, quando il governo britannico ha annunciato la sua intenzione di eliminare il carbone entro il 2025, un obiettivo poi anticipato al 2024 durante la COP26 di Glasgow.
Nonostante il piano iniziale prevedesse la chiusura della centrale nel 2022, la crisi energetica legata all’invasione russa dell’Ucraina ha spinto Uniper, l’azienda tedesca che gestisce l’impianto, a posticipare lo spegnimento per garantire una fornitura energetica stabile nel contesto di una situazione globale di grande incertezza. Ora, con la centrale spenta, si apre la fase di smantellamento che durerà due anni e coinvolgerà più di 100 lavoratori attualmente impiegati nella struttura.
L’addio al carbone da parte del Regno Unito non rappresenta soltanto una vittoria simbolica nella lotta ai cambiamenti climatici, ma anche un passo importante verso una transizione energetica che mette al centro le energie rinnovabili e tecnologie più sostenibili.