Le fonti d’acqua potabile in tutto il Regno Unito sono contaminate da PFAS. Il Guardian fa il punto sulla situazione in UK alla luce dei nuovi dati raccolti.
L’inquinamento da PFAS continua a preoccupare. Questa volta, a lanciare l’allarme sulla contaminazione delle acque potabili è il Regno Unito. Una nuova analisi, pubblicata in esclusiva dal Guardian, ha rivelato che le fonti d’acqua d’Inghilterra sono contaminate da sostanze tossiche e inquinanti.
A risultare particolarmente colpite dalla presenza dei “forever chemicals” sono le aree coperte dalle compagnie idriche Affinity Water e Anglian Water. Secondo gli esperti, la portata del problema si sta “drasticamente sottostimando”. Come riporta il quotidiano inglese, l’associazione di categoria Water UK ha dichiarato di “voler vedere vietati i PFAS e sviluppare un piano nazionale per rimuoverli dall’ambiente, che dovrebbe essere pagato dai produttori”.
“L’acqua del rubinetto del Regno Unito è considerata la più sicura al mondo e le aziende stanno già prendendo provvedimenti per ridurre ulteriormente i livelli di PFAS”, ha continuato l’associazione. Il Guardian è entrato in possesso di dati che mostrano come i PFAS stiano contaminando le fonti di acqua potabile non trattata in tutto il Paese.
“Nel 2023, 278 campioni di acqua potabile non trattata presentavano un contenuto di PFAS individuale superiore a 100 nanogrammi per litro, la soglia massima accettabile secondo le linee guida DWI (Drinking Water Inspectorate) per l’acqua del rubinetto trattata. L’acqua viene poi trattata o miscelata con acqua pulita per garantire che non raggiunga i rubinetti a questo livello”, riporta il quotidiano.
Alte concentrazioni di PFAS – in particolare PFOS e PFOA – sono state rilevate in aree che ospitano grandi aree industriali (Ucelby e Barrow nel Lincolnshire) e vicino alle basi RAF (nel West Suffolk e nel Norfolk), anche se queste ultime potrebbero non essere la causa dell’inquinamento. Un portavoce del Ministero della Difesa, alla luce di questi risultati, ha dichiarato di aver dato priorità ad un programma di indagine nei siti militari concordato con l’Agenzia per l’ambiente.
UK drinking water sources contaminated with PFAS: in our article for @guardian we expose the scale of a problem that will only get worse unless we stem the flow & restrict use of forever chemicals.https://t.co/ONYVNyepma
— leanahosea (@leanahosea) January 16, 2025
PFAS, migliaia di siti contaminati nel Regno Unito e non solo
Le sostanze per-e polifluoroalchiliche sono una famiglia di oltre 10.000 composti chimici sintetici ampiamente utilizzate nell’industria. I PFAS sono idrorepellenti, oleorepellenti e resistono alle alte temperature, per questo sono diventati negli anni tra gli ingredienti preferiti in molti settori tra cui gli imballaggi, l’abbigliamento tecnico, gli utensili per la cucina.
Per quanto riguarda il Regno Unito, un rapporto dell’Environmental Agency ha dichiarato che potrebbero esserci fino a 10.000 siti contaminati. Le principali fonti di inquinamento sono le industrie chimiche, i siti militari, gli aeroporti, gli impianti di trattamento delle acque reflue, aziende produttrici di carta, pelle, tessuti e siti di smaltimento dei rifiuti. La contaminazione del terreno e dell’acqua avviene anche attraverso l’acqua contaminata dei fanghi di depurazione sparsa su terreni ad uso agricolo.
Alcune sostanze del gruppo chimico sono state classificate come “cancerogene” e “potenzialmente cancerogene” per l’uomo e numerosi studi le hanno associate al rischio di diverse malattie, tra cui alcune forme di tumore.
Nel 2023, l’indagine del gruppo di giornalisti “Forever Pollution Project” ha delineato una mappa dei siti contaminati da PFAS, mostrando che l’inquinamento causato da queste sostanze chimiche è un problema di tutta l’Europa. I siti indicati nella cartina con puntini rossi e blu sono oltre 23.000.
Di questi, 2.100 siti sono considerati “hotspot PFAS”, dove la contaminazione raggiunge livelli considerati pericolosi per la salute delle persone esposte.
A febbraio 2023, Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia hanno presentato una proposta di “restrizione universale” per vietare la produzione, la commercializzazione e l’uso di tutti i PFAS all’interno dell’Ue. La proposta prende di mira tutti i composti perché è materialmente impossibile identificare e prevedere gli effetti nocivi di ognuno di essi, essendo almeno 10.000. In caso di adozione, la proposta non entrerebbe in vigore prima del 2026.
Un’altra indagine appena pubblicata e chiamata “Forever Lobbying Project”, ha però mostrato quanto i lobbisti del settore si stiano adoperando affinché le proposte di bandire i PFAS dalle produzioni industriali non vadano in porto.
“L’indagine rivela quanto sia massiccia l’attività di lobbying per ostacolare la proposta europea di restrizione dei PFAS. Si tratta di uno scandalo enorme che dimostra l’entità degli interessi industriali ed economici in gioco”, dichiara Giuseppe Ungherese responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.
Oltremanica, in Europa e in Italia, il problema per i cittadini rimane lo stesso: la permanenza degli inquinanti eterni nell’acqua e nel terreno.