Regionali, il centro-sinistra vince in Emilia-Romagna e Umbria

Al di là dell’esito elettorale, preoccupa sempre di più il dato dell’astensionismo: la maggior parte degli elettori italiani sceglie di non andare a votare, indipendentemente dal carattere locale o nazionale del voto. 

Dopo la sconfitta in Liguria, il centro-sinistra si prende una rivincita con le elezioni regionali in Emilia-Romagna e Umbria. Se nel primo caso c’erano pochi dubbi sulla vittoria finale di Michele De Pascale, 39enne già sindaco di Ravenna, il risultato più importante è senza dubbio quello dell’affermazione di Stefania Proietti, già sindaca di Assisi.

Michele De Pascale, candidato in Emilia-Romagna dopo l’elezione di Stefano Bonaccini a parlamentare europeo, si è affermato con il 56,77% dei voti su Elena Ugolini, candidata civica del centro-destra, già preside di un liceo paritario e vicina a Comunione e Liberazione, che si è fermata al 40,07%. Un risultato che, alla luce della tradizione politica della Regione, non sorprende, a differenza del dato dell’affluenza. Se nel 2020, infatti, aveva votato il 67,7% degli elettori, in questa tornata elettorale l’affluenza è stata appena del 46,4%.

Risultato per nulla scontato, invece, in Umbria: il centro-sinistra si riprende la Regione dopo che per la prima volta c’era stata una Giunta di centro-destra. Stefania Proietti, con il 51,1% dei voti, ha superato la presidente regionale uscente, Donatella Tesei, che ha raggiunto il 46,1%. Anche qui, affluenza in netto calo, pari al 52,3% a fronte del 64,7% delle precedenti regionali, quelle del 2019.

Molto soddisfatti, a cominciare dal Pd, i partiti di centro-sinistra per l’unità dimostrata nelle coalizioni a supporto dei candidati. Da evidenziare anche il fair play istituzionale di Giorgia Meloni e del vicepremier Matteo Salvini, che hanno augurato buon lavoro a Michele De Pascale e Stefania Proietti. Al di là dell’esito elettorale, però, c’è un dato che sembra aumentare sempre più, e ormai indipendentemente dal carattere locale o nazionale del voto. L’astensionismo è un pessimo segnale, ormai non più ignorabile, su cui tutte le forze politiche dovrebbero riflettere. Anche se ultimamente sembra più una bandiera da sventolare per minimizzare le sconfitte elettorali.