Nel 2024, il 40,9% dell’elettricità mondiale è stato prodotto da fonti rinnovabili e nucleare. Eppure, le emissioni del settore elettrico hanno toccato un nuovo massimo, trainate dall’aumento della domanda globale.
Le rinnovabili crescono e trainano la transizione energetica, ma le emissioni di CO₂ continuano ad aumentare. È quanto emerge dal Global Electricity Review 2025 elaborato dal think tank energetico Ember.
Secondo gli esperti, nel 2024 il 40,9% dell’elettricità mondiale è stata prodotta senza emissioni di carbonio, grazie all’utilizzo di fonti rinnovabili e del nucleare. Si tratta di un record: mai prima d’ora una quota così alta di energia era stata generata da fonti non fossili. Eppure, nello stesso anno, le emissioni del settore elettrico hanno toccato un nuovo massimo storico: 14,6 miliardi di tonnellate di CO₂, in aumento dell’1,6% rispetto al 2023.
La causa di quella che sembra una contraddizione sta nell’aumento della domanda di elettricità. Nel 2024, il consumo globale di energia è cresciuto del 4% rispetto all’anno precedente, registrando il terzo incremento più alto di sempre. A spingere i consumi sono stati soprattutto tre fattori:
-
le ondate di calore sempre più frequenti legate alla crisi climatica,
-
la diffusione dei data center, necessari anche per il funzionamento delle intelligenze artificiali,
-
l’elettrificazione dei trasporti.
Il fotovoltaico è diventato il motore della transizione energetica globale.
Secondo l’analisi di Ember, nel 2024 l’energia solare ha registrato una crescita record sia in capacità installata che in produzione, contribuendo per il 6,9% all’elettricità globale. Insieme all’eolico (8,1%), ha superato la produzione nucleare. Nell’UE, il fotovoltaico è cresciuto del 21% in un solo anno.
Per quanto riguarda l’energia prodotta con l’utilizzo di centrali nucleari a fissione, essa è aumentata di 29 TWh (+4,6%), grazie soprattutto al ritorno in funzione di alcuni impianti francesi. Sebbene la sua quota nel mix globale continui a calare, la produzione assoluta è stabile o in lieve ripresa, segno che in alcuni contesti resta una risorsa strategica.
Nello stesso anno, la produzione da gas in Europa è crollata di 50 TWh (-16%), segnando il più grande calo in assoluto tra tutte le fonti energetiche a livello globale. Una notizia positiva, che indica una disaffezione sempre più marcata verso questa fonte fossile.
L’idroelettrico è cresciuto di 32 TWh (+9,6%), sostenuto da condizioni meteorologiche favorevoli. È un dato che mostra quanto le rinnovabili “tradizionali” siano ancora legate alla variabilità climatica.
La Cina traina (ancora) l’aumento della domanda elettrica
Nel 2024, il consumo globale di elettricità è aumentato del 4%, pari a 1.172 TWh in più rispetto all’anno precedente. Si tratta del terzo incremento assoluto più alto mai registrato, superato solo dai rimbalzi post-recessione del 2010 e post-lockdown del 2021. A guidare questa crescita è stata soprattutto la Cina, che si conferma il principale motore della domanda elettrica mondiale. Subito dopo, seguono gli Stati Uniti e l’India. L’accelerazione cinese ha un peso determinante nel bilancio energetico globale e rende evidente come le dinamiche nazionali di pochi Paesi possano influenzare l’intero sistema elettrico planetario.
Nel 2024, la domanda elettrica dell’Unione Europea è tornata a crescere (+1,1%) dopo due anni di calo, segnando un aumento di 30 TWh. A trainare la produzione rinnovabile è stato il fotovoltaico, che ha registrato un incremento del 21% rispetto al 2023, pari a circa 53 TWh in più. Più contenuta la crescita dell’eolico (+8 TWh), ben al di sotto della media annuale degli anni precedenti. Anche l’idroelettrico e il nucleare sono aumentati, rispettivamente del 9,6% e del 4,6%, grazie a condizioni climatiche favorevoli e alla ripresa di alcuni reattori in Francia. Ma la notizia più significativa è il crollo della produzione da gas: -50 TWh, il più grande calo registrato in qualsiasi segmento energetico a livello globale.
La domanda elettrica globale è sempre più condizionata dal cambiamento climatico
Il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato, e le temperature estreme hanno avuto un impatto diretto sulla domanda energetica. Le ondate di calore hanno spinto in alto l’uso di sistemi di raffreddamento, facendo aumentare i consumi elettrici dello 0,7% a livello globale. È lo stesso contributo percentuale attribuito da Ember ad altri due fattori emergenti: l’espansione dei data center e la crescita dei veicoli elettrici. Si innesca così un circolo vizioso: il riscaldamento globale aumenta la domanda di elettricità, che — se non soddisfatta da fonti pulite — alimenta nuove emissioni e aggrava ulteriormente la crisi climatica.