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Mai più Rana Plaza, fabbriche più sicure dal Bangladesh all’Italia

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“Mai più Rana Plaza: fabbriche sicure ovunque nel mondo, dal Bangladesh all’Italia”, per ricordare ma anche insistere sulla centralità di investire su salute e sicurezza.

A dieci anni dalla strage di Rana Plaza, CGIL, CISL e UIL e la campagna Abiti Puliti insieme per un’iniziativa dal titolo “MAI PIU RANA PLAZA: fabbriche sicure ovunque nel mondo, dal Bangladesh all’Italia” che si è svolta oggi, mercoledì 20 aprile, nella sede della CGIL nazionale a Roma.

La tragedia, che provocò la morte di 1134 persone, si consumò il 24 aprile del 2013 nella grande Area di Dacca, capitale del Bangladesh, dove un edificio di 8 anni piani subì un cedimento strutturale a causa del peso dei numerosi macchinari delle aziende tessili che ospitava.

Dopo quella strage fu stipulato un accordo per garantire maggiore sicurezza e tutela per i lavoratori. Cosa è cambiato a 10 anni da Rana Plaza?

“L’accordo siglato sulla sicurezza grazie all’impegno dei sindacati internazionali e delle associazioni come la nostra, ha portato indubbiamente ad un miglioramento delle condizioni di sicurezza nelle fabbriche che sono state monitorate in questi 10 anni. – ha dichiarato ai microfoni di TeleAmbiente Deborah Lucchetti, Coordinatrice Campagna Abiti Puliti – Parliamo di circa 1700 fabbriche, 30mila ispezioni effettuate, più del 90% dei problemi rilevati risolti. E parliamo anche di quasi 2mln di lavoratori che oggi possono andare in fabbrica più sicuri. Però è importante sottolineare che questo è uno dei temi sotto la nostra osservazione. Mentre la sicurezza è migliorata tutte le altre problematiche non lo sono, dalla libertà di associazione sindacale alla questione salariale. Proprio in questo periodo è in discussione in Bangladesh il rinnovo del salario minimo stabilito per legge. Parliamo ancora di lavoro povero e di diritti non garantiti”. 

“In Italia negli anni ’60 ’70 morivano circa 12 lavoratori al giorno. Oggi nel 2023 ne muoiono circa 3 al giorno. Potrebbe sembrare un miglior risultato ma non lo è, con tutte le tecnologie e l’innovazione con cui si è intervenuto da questo punto di vista. – afferma a TeleAmbiente Francesca Re David, Segretaria Confederale CGILSiamo ancora molto lontani a trovare un risultato positivo e le morti e gli incidenti mortali sul lavoro sono la massima espressione del disvalore delle persone e della svalorizzazione del lavoro, in Italia come nel resto del mondo”. 

Chi paga realmente il prezzo della fast fashion? Ecco come sono cambiate (o non) le cose a 10 anni dalla strage di Rana Plaza.

 

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