#quinoncisto milano sosta selvaggia

La protesta dei cittadini: “Gli automobilisti devono capire che parcheggiare su alberi e marciapiedi significa sottrarre ingiustamente spazio pubblico agli utenti più deboli”.

A Milano, un gruppo di cittadini ha deciso di ribellarsi alla sosta selvaggia. E lo fa con un’idea non troppo innovativa, ma (si spera) efficace: attaccando adesivi sulle auto che ogni giorno vengono parcheggiate in doppia fila, sui marciapiedi, sulle strisce pedonali e sulle ciclabili. Il motto, che è diventato un hashtag, è #quinoncisto.

Una protesta spontanea, nata nello scorso novembre nel Municipio 3, con l’intenzione non solo di sensibilizzare automobilisti e cittadini, ma anche e soprattutto il Comune di Milano. Perché oltre a togliere spazio pubblico per la collettività, la sosta selvaggia può rappresentare anche un pericolo per la sicurezza e l’incolumità di tutti, a cominciare dai pedoni. E negli ultimi due mesi, sono oltre duemila gli adesivi posizionati sulle auto in sosta selvaggia.

Frutto di un passaparola e di un’iniziativa che parte dal basso. Chiunque, infatti, può scrivere una e-mail a quinoncisto@gmail.com per ricevere il file e stamparlo in autonomia su carta adesiva. “Siamo stanchi di veder tollerato il sopruso costante nell’uso dello spazio pubblico. I comportamenti delle persone devono cambiare e ci vuole molto più coraggio e determinazione da parte del Comune” – raccontano alcuni promotori di #quinoncisto alla Gazzetta di Milano – “Le persone devono capire che parcheggiare su alberi e marciapiedi significa sottrarre ingiustamente spazio pubblico agli utenti più deboli: bambini, anziani, pedoni, ciclisti e persone che non possono permettersi l’auto. Speriamo di smettere di essere necessari in futuro, significherà che la città sarà cambiata per davvero“.

Non solo: i cittadini-attivisti di #quinoncisto chiedono anche al Comune di Milano di cambiare la visione attuale della mobilità cittadina. Giudicata troppo “auto-centrica” e da rivedere in favore di altri mezzi di trasporto: bus, metro, tram, car-sharing, taxi e biciclette. Inoltre, viene chiesto di introdurre la città a 30 km/h, sull’esempio di altri Comuni italiani come Bologna, Parma e Olbia, ed europei, come Parigi, Bruxelles e Madrid.