Ogni volta che accendiamo una luce o carichiamo uno smartphone utilizziamo dell’energia elettrica, ma quasi mai ci chiediamo come è stata prodotta quell’energia elettrica. Per avere una risposta bisogna andare a guardare il mix energetico italiano, cioè le fonti che utilizziamo per produrre l’energia che consumiamo ogni giorno nel nostro Paese.
Secondo i dati Terna, la società che gestisce la grandissima parte della rete elettrica nazionale, di tutta l’energia che in Italia abbiamo consumato nel 2023, circa il 47,3% è stata prodotta da fonti fossili, soprattutto gas naturale, ma anche carbone, la fonte più inquinante di tutte. Mentre il 34,5% è stato prodotto con fonti rinnovabili. La restante parte, il 18,2%, lo abbiamo comprato dall’estero.
E se consideriamo solo le rinnovabili, da dove proveniva l’energia prodotta nel 2023? A farla da padrone è stato l’idroelettrico con il 38,2%, grazie anche e soprattutto alla fine dell’ondata di siccità che nel 2022 si era abbattuta sul nord Italia, lì dove si trova la gran parte delle grandi centrali idroelettriche italiane.
Seguono poi l’eolico con il 28,4%, le biomasse con il 14,1%, il fotovoltaico con il 14%, e il geotermico con il 5,3%. Insomma, nonostante gli sforzi, siamo ancora indietro nella produzione di energia totalmente pulita in Italia.
“Negli ultimi dieci anni – ha spiegato a TeleAmbiente Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club – abbiamo messo il freno a mano e le rinnovabili. Avevano fatto una lunga corsa fino al 2011-12, poi le installazioni hanno rallentato moltissimo. Peraltro abbiamo obiettivi abbastanza ambiziosi, dovremmo raggiungere il 65% della produzione e dei consumi da rinnovabili al 2030 e siamo al 2024, quindi i tempi sono molto ristretti”.
Continua Silvestrini: “Secondo l’Elettricità Futura, che è l’associazione di Confindustria del settore elettrico, bisogna installare 10.000 MW all’anno per raggiungere questi obiettivi. Noi ne installavamo meno di 1.000 MW fino a due anni fa, poi due anni fa abbiamo cominciato ad accelerare e l’anno scorso abbiamo fatto un discreto risultato con 5.000 MW di fotovoltaico e quest’anno i primi dati ci dicono che sta andando anche meglio, cioè i primi sette mesi del 2024 denotano una produzione del 41% in più rispetto all’anno scorso, quindi in effetti siamo in una fase di accelerazione”.
Mix energetico italiano, manca il nucleare (per ora!)
A differenza di altri paesi, nel mix energetico italiano non compare la voce “nucleare”. Il bel paese ha infatti detto addio alla produzione elettrica nucleare nel 1990 in seguito al referendum dell’87 con il quale gli italiani avevano deciso di abbandonare la prospettiva nucleare.
Secondo alcuni e in particolare secondo l’attuale governo italiano a guida Giorgia Meloni, l’energia nucleare dovrebbe essere in qualche modo ripristinata in Italia se vogliamo dire addio alle fonti fossili.
Il nucleare infatti, dal punto di vista delle emissioni climalteranti, è una fonte pulita. D’altro canto, esiste il problema delle scorie nucleari. Basti pensare che quelle prodotte in Italia dal 1963 al 1990 non hanno ancora un deposito nazionale unico e sicuro perché nessuno lo vuole sul proprio territorio.
E dunque, un ritorno del nucleare in Italia, quello di nuova generazione, è possibile?
“Il nucleare, appunto, lei ha detto di nuova generazione, il nucleare che si sta installando in questo momento, ha avuto tempi di realizzazione lunghissimi, costi che sono addirittura triplicati e questo è il motivo per cui adesso ci si orienta verso i piccoli reattori modulari”, ha detto Gianni Silvestrini.
“È bene fare la ricerca, ma noi non sappiamo se questi funzioneranno, con che costi, così via. Verso la fine di questo decennio, l’inizio del prossimo, anzi meglio, i primi cinque anni del prossimo, avremo degli impianti, potremmo dire se vale la pena o non vale la pena. Secondo me, in Italia, alcuni paesi lo faranno, potrà anche avere senso, per esempio la Cina fa di tutto, brucia del carbone, usano anche il nucleare ma l’Italia? Non me la vedo proprio, il risultato nucleare in Italia. Qui siamo ancora a 30 anni dalla chiusura delle centrali e oltre, e non riusciamo a trovare un posto dove mettere le scorie radioattive”.
Che sia il nucleare o siano le rinnovabili, ciò che è certo è che bisogna trovare una soluzione diversa alle fonti maggioritarie utilizzate in Italia, cioè quelle fossili, perché ormai è un dato scientificamente provato che ha causato il riscaldamento globale, e quindi gli eventi meteorologici estremi che ci colpiscono sempre più spesso e sempre con maggiore intensità è proprio la CO2, l’anidrite carbonica, che noi esseri umani pompiamo nell’atmosfera ogni volta che utilizziamo petrolio, gas e carbone per produrre energia elettrica o per spostarci con i nostri mezzi di trasporto.