L’intervista di TeleAmbiente all’ingegner Alessandro Di Giosa, dirigente del Centro regione per la qualità dell’aria di Arpa Lazio: tre componenti di un sistema che consente di indicare a cittadini e amministratori quanto sia inquinata l’atmosfera nelle nostre città.
Si parla molto spesso di qualità dell’aria in Italia, specialmente considerando che alcune zone del nostro Paese presentano livelli di inquinamento tra i più alti d’Europa, con un numero sempre troppo alto di morti premature per patologie cardiovascolari o respiratorie. Ma come avviene il monitoraggio delle sostanze inquinanti in atmosfera? A spiegarlo è l’ingegner Alessandro Di Giosa, dirigente del Centro regionale per la qualità dell’aria di Arpa Lazio.
“Il sistema di monitoraggio delle varie Arpa è costituito sostanzialmente da tre elementi: centraline fisse, centraline mobili e un sistema modellistico che serve a integrare i dati che vengono misurati dalle varie centraline. Abbiamo una serie di stazioni, dislocate all’interno del territorio regionale, che misurano costantemente alcuni parametri della qualità dell’aria” – ha spiegato l’ingegner Di Giosa – “Questi dati vengono utilizzati poi da un sistema modellistico che mette insieme una serie di informazioni, anche di carattere meterologico e sulle diverse emissioni, e che ci permette di avere una valutazione della qualità dell’aria su tutto il territorio“.
“Questo sistema non solo ci permette di avere una valutazione quotidiana dei livelli di inquinamento in tutti i Comuni della Regione, ma viene utilizzato anche per fornire previsioni della qualità dell’aria fino a cinque giorni. Questo consente, nel caso in cui le previsioni e i dati delle centraline siano critici, di attuare misure emergenziali in modo preventivo, evitare quindi l’esposizione delle persone o almeno informare sul fatto che le giornate successive saranno inquinate, e quindi mettere le persone e le amministrazioni nella possibilità di assumere comportamenti coerenti con le previsioni dell’inquinamento” – ha aggiunto il dirigente del Centro per la qualità dell’aria di Arpa Lazio – “Questo tipo di monitoraggio viene fatto in base a una direttiva europea, poi recepita da una norma italiana. Queste informazioni vengono rese disponibili quotidianamente e alla fine dell’anno, vengono calcolati i cosiddetti standard della qualità dell’aria, con la verifica del rispetto della normativa che prevede degli standard sia giornalieri che annuali. Dopo queste valutazioni, le Arpa e le Regioni inviano queste informazioni al Ministero dell’Ambiente che a sua volta provvede a trasmetterle all’Ue“.
“Ovviamente, quando si verificano degli eventi emergenziali come possono essere gli incendi, per alcune tipologie di roghi l’Agenzia interviene per effettuare delle misure finalizzate soprattutto a vedere se l’incendio ha generato delle sostanze inquinate. Questo accade specialmente nel caso di incendi ad attività produttive e il monitoraggio interessa soprattutto i microinquinanti, sostanze potenzialmente pericolose per l’ambiente e per la salute delle persone” – ha poi aggiunto l’ing. Alessandro Di Giosa – “Mentre nel monitoraggio ordinario noi misuriamo soprattutto parametri come le polveri, il PM10, il PM2.5, il biossido di azoto (NO2) o l’ozono, in caso di incendi di attività produttive andiamo a misurare microinquinanti come diossine, i policlorobifenili (PCB) o gli idrocarburi policiclici aromatici (IBA). I parametri tra monitoraggio ordinario ed emergenziale sono diversi perché nel secondo caso si tratta di inquinanti pericolosi e molto più persistenti“.