Processo Miteni, continuano le arringhe di parte civile: ora tocca alle società di servizio idrico integrato. Viacqua: “Presenteremo il conto. Salato e drammatico”.
Da giovedì 6 marzo, sono iniziate le arringhe di parte civile delle società di servizio idrico integrato. Tra queste c’è Viacqua (che gestisce le reti idriche in 67 Comuni della provincia di Vicenza) che esprimerà la propria posizione il prossimo 20 marzo. Il conto, secondo la società, sarà salato: oltre 20 milioni di euro per le spese già sostenute e quelle previste fino al 2026.
In una nota, Viacqua specifica che “si è messo in moto un piano di monitoraggio e l’installazione e gestione di filtri a carboni attivi per abbattere la presenza di PFAS nell’acqua distribuita”.
Inoltre, la società di gestione idrica ha realizzato nuove tubature per collegare fonti di approvvigionamento non contaminate ai Comuni, e sono previsti nuovi impianti di filtrazione in fonti di approvvigionamento che, prima del ritrovamento dei PFAS nelle acque di falda, non erano oggetto di specifici trattamenti di potabilizzazione, trattandosi di risorse idriche di buona qualità. “L’inquinamento da PFAS provocato dalla Miteni è uno dei peggiori disastri ambientali in Italia. Ha contaminato le falde acquifere di Vicenza, Verona e Padova, mettendo a rischio l’acqua di oltre 350.000 persone“, ricorda il presidente di Viacqua Federico Ginato.
Il problema, ormai noto, dei PFAS è che non si degradano nell’ambiente, restando nel suolo e inquinando terreni e falde acquifere per anni. Serviranno “decenni di interventi per ridurre l’impatto di queste sostanze, tra gli inquinanti più difficili da eliminare, perché non si degradano facilmente, per questo vengono chiamati ‘inquinanti eterni’. Una volta rilasciati nell’ambiente, restano nel suolo e nelle acque per secoli, a meno di interventi mirati. Questo rende la bonifica un’impresa lunga e complicata”. Il processo contro gli ex dirigenti della Miteni potrebbe portare a risarcimenti, ma nel frattempo la spesa resta “sulle spalle dello Stato e dei gestori idrici”, aggiunge Ginato.
Si continuerà a monitorare l’acqua e a filtrarla dove necessario per garantire che sia potabile, ma con tempi lunghi: “Non esiste una soluzione rapida. La bonifica sarà difficile e costosa. Per ora, la priorità è proteggere la popolazione, garantendo acqua sicura. Ma pensare di eliminare completamente i PFAS in pochi anni è pura illusione: il danno è stato fatto e ci vorranno generazioni per rimediare”, conclude Ginato.
Processo Miteni, chiesti oltre 100 milioni di euro di risarcimento
Il processo Miteni potrebbe portare a risarcimenti. In attesa della sentenza, che dovrebbe arrivare in primavera, la spesa resta a carico dello Stato e delle società di gestione idrica.
Lo scorso 27 fabbraio si è conclusa la seconda parte delle arringhe delle oltre 300 parti civili che si sono costituite nel processo Miteni. La richiesta complessiva di risarcimento, avanzata da Regione, Aziende sanitarie di Vicenza, Padova, Verona, Comuni (Trissino, Lonigo) ammonta a oltre 100 milioni di euro, di cui la maggior parte – 56 milioni di euro – chiesti dal Ministero dell’Ambiente.
Per i 15 imputati – ex manager e dipendenti della Miteni – i pm hanno richiesto una condanna che in totale ammonta a 121 anni e 6 mesi.
Foto di copertina: Greenpeace Italia.