Il nuovo speciale di TeleAmbiente è dedicato alla povertà educativa e al progetto “Di Bellezza Si Vive”, nato per contrastare il fenomeno
La povertà educativa minorile è purtroppo in crescita in Italia, per questo sono sempre di più le iniziative per contrastare il fenomeno della povertà educativa. Uno di questi progetti si chiama “Di Bellezza Si Vive”.
Alcuni numeri in Italia
Parlando di povertà educativa alcuni numeri sono allarmanti: il 10,5% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni termina il proprio percorso di studi con la licenza media. Inoltre l’8,4% degli studenti del quinto anno delle scuole superiori non ha competenze adeguate in italiano, matematica e in inglese. Infine c’è il problema dei posti ancora limitati e non sufficienti negli asili nido. Nel biennio 2021-2022 solo il 28% dei bambini nella fascia 0-2 anni ha ottenuto un posto nei servizi educativi per l’infanzia pubblici o privati.
Il progetto “Di Bellezza Si Vive”
“Il progetto nasce da un incontro felice che è stato quello tra me e Ugo Morelli – racconta a TeleAmbiente Giorgia Turchetto, coordinatrice del progetto – ho avuto modo di leggere questo testo meraviglioso che ha scritto Ugo Morelli che si chiama “Mente e bellezza” e lui portava un’ipotesi per me di straordinario interesse: nel libro c’era scritto che la bellezza in qualsiasi persona ha una capacità di aumentarci”. Da qui nasce l’idea di partecipare al bando dell’impresa sociale “Con i bambini” per il contrasto alla povertà educativa.
La bellezza nella scuola
Come spiega Giorgia Turchetto “La bellezza purtroppo nell’educazione spesso è ancora un po’ un incidente, è la mattina al teatro, è la giornata nel parco ma c’è poca capacità, soprattutto da parte degli adulti, di ricorrere alla bellezza nella quotidianità dell’atto educativo. A quel punto io ho cominciato a riflettere su quali realtà vi si incontrate in Italia che della bellezza facevano un po’ la loro cifra stilistica ed è nato un partenariato”. Le peculiarità di questo partenariato è stata la multidisciplinarità e la diversità
L’ipotesi confermata dallo studio
Il motore del progetto “Di Bellezza Si Vive” è stata l’ipotesi, poi validata al termine dello studio, secondo cui l’esperienza estetica è in grado di emancipare ed elevare i bambini e i ragazzi. A questa ipotesi lavora da anni il professor Ugo Morelli, psicologo e coordinatore scientifico del progetto. “Abbiamo immaginato che la via per arrivare a un risultato attendibile fosse quella di partire dall’esperienza dei bambini e degli adolescenti con cui abbiamo lavorato. Noi alla nascita non siamo una tabula rasa come riteneva John Locke ma siamo già portatori di schemi corporei che poi governeranno le basi della nostra esperienza e dei nostri apprendimenti successivi”.
I progetti e le arene emozionali
Il progetto ha visto 60 sperimentazioni in tutta Italia, lavorando molto su Lombardia, Lazio, Piemonte e Sicilia, in collaborazione con i partner. Il lavoro si è focalizzato su 5 macro aree, chiamate arene emozionali, che sono famiglia, spazi di vita, spazi culturali, mondi digitali e scuola.
Alcuni progetti portati avanti
Giorgia Turchetto racconta alcune sperimentazioni portate avanti in questi anni di progetto contro la povertà educativa: “Quella che abbiamo realizzato a Messina all’interno di una rete che è un’infrastruttura tematica che si chiama i parchi della bellezza e della scienza. La Fondazione di Comunità Messina insieme alla Fondazione Horcynus Orca sono molti anni lavorano sul tema della rigenerazione urbana, delle metamorfosi collettive. Uno dei focus educativi su cui la Fondazione lavora sono laboratori sperimentali sulle energie rinnovabili. Questo significa che i ragazzi hanno proprio con un approccio reality based learning lavorato alla realizzazione di prototipi e focalizzandosi molto sull’utilizzo dell’energia del fotovoltaico, realizzando anche delle piccole comunità energetiche”.
Le Artenaute di Rivoli
Altri progetti per combattere la povertà educativa sono stati fatti con le Artenaute di Rivoli dove il tema di coniugare bellezza e ecologia è sempre forte. “Le Artenaute hanno portato in giro per l’Italia degli orti urbani, che abbiamo chiamato orti parole e che venivano scelti sulla base di laboratori maieutici. Queste parole diventavano un po’ una sorta di manifesto che parlava appunto di ecologia e di ambiente”.