Ponte sullo Stretto, la Commissione Via è davvero indipendente?

C’è l’ok per la Valutazione di impatto ambientale, ora mancano solo due passaggi che appaiono come formalità. Tuttavia, ci sono una sessantina di prescrizioni ambientali da rispettare e i dubbi sui nuovi membri della Commissione Via appaiono più che legittimi. 

Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, lo ha annunciato con grande soddisfazione: la Commissione tecnica per la Valutazione di impatto ambientale (Via) ha dato l’ok al progetto del Ponte sullo Stretto di Messina. Tuttavia, l’approvazione dipenderà da circa 60 indicazioni da rispettare nelle fasi di realizzazione dell’infrastruttura, che riguardano l’ambiente marino, terrestre ed agricolo e che devono ancora essere rese note. Tra queste, come rivela La Repubblica, anche la necessità di modificare il franco navigabile, cioè di aumentare l’altezza del ponte per consentire il passaggio delle navi. Non proprio una modifica trascurabile nell’ambito del progetto complessivo.

Il progetto ora dovrà essere verificato e approvato prima dai tecnici della struttura di missione del Ministero dei Trasporti e poi dal Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess), composto da vari ministri e presieduto dalla premier Giorgia Meloni. Approvazioni che appaiono una formalità dopo il via libera della Commissione Via del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, ma siamo sicuri che questa Commissione sia davvero indipendente? Viene spontaneo chiederselo dopo che la Commissione precedente, nello scorso aprile, aveva richiesto 239 integrazioni al progetto. Alla fine, alla scadenza naturale di quella Commissione, il MASE ne aveva rivoluzionato la composizione, nominando nella seconda metà di settembre 12 nuovi membri, oltre ai 36 già presenti.

Se i membri di una Commissione così importante dovrebbero essere tecnici indipendenti, gli ultimi nominati hanno competenze ed esperienza nei vari ambiti, quello ambientale, quello giuridico e quello economico. Ma sono anche strettamente legati ai partiti di governo. L’ingegner Roberto Cuccioletta, ad esempio, è consigliere comunale di Albano Laziale e coordinatore nel Lazio del Dipartimento Professioni di Fratelli d’Italia. ‘Meloniani’ sono anche Margherita Scoccia, ex candidata sindaca a Perugia e oggi capogruppo in Consiglio comunale nel capoluogo umbro, e Raffaele Latrofa, vicesindaco di Pisa. Molto vicino al governo appare anche il giurista Marcello Giuseppe Feola, dell’Università di Salerno. Le appartenenze politiche tra i membri della Commissione non si fermano qui: Elena Lovati, esperta di economia, vanta una lunga militanza nella Lega e nel 2020 era stata candidata sindaca a Vittuone (Milano); del Carroccio è anche Luisiana Malfatti, avvocata, in passato candidata sindaca a Grantorto (Padova); la biologa Maria Gabriella Natale non ha mai nascosto le sue preferenze per la Lega, così come l’architetto Felice Squitieri che era stato nominato dal partito responsabile Sviluppo ed Energia nel Lazio.

Neanche fosse un’applicazione del manuale Cencelli, nella Commissione ci sono nuovi membri molto vicini anche a Forza Italia: l’agronomo Alfredo Posteraro era stato candidato alle europee nel 2019 e Marco Galli alle regionali in Lombardia. Ci sono però anche il geologo Giuseppe Leoni, in passato assistente parlamentare dell’attuale capogruppo alla Camera Paolo Barelli, e Stanislao Fella, dirigente di Forza Italia in Umbria. Una svolta politica che ha ridotto di oltre un terzo le prescrizioni ambientali al progetto, e che fa infuriare ambientalisti e opposizioni.

Dal Pd al Movimento 5 Stelle, passando per la CGIL e associazioni come Libera, Legambiente e WWF, tutti hanno annunciato l’adesione alla conferenza stampa del Comitato No Ponte, nel pomeriggio di venerdì 15 novembre all’hotel Montecitorio a Roma. Oltre alle nomine che appaiono più politiche che tecniche, sono diversi i dubbi che permangono nonostante l’ok della Commissione Via. Tra questi, i costi esorbitanti (almeno 13 miliardi di euro, ma la cifra è destinata a salire) e la smentita di Carlo Doglioni, presidente dell’Ingv, sugli studi approfonditi condotti dall’Istituto in merito al potenziale antisismico del ponte, che erano stati annunciati dalla società Stretto di Messina. Secondo i promotori, il ponte sarebbe in grado di resistere ad una scossa di terremoto di magnitudo 7.1, la più grande attesa nell’area e di intensità pari a quella del 1908, ma la certificazione antisismica dell’Ingv non è mai arrivata. Anche perché non necessaria, come ammesso dagli stessi sostenitori del progetto.